Da un lato c'è Donald Trump che spinge, ha fretta. Dall'altro ci sono le case farmaceutiche che frenano e che, anche grazie a un virus che sta tornando a diffondersi ma è pochissimo pericoloso, prendono tempo per fare le cose per bene. È la guerra del vaccino contro il Covid-19, bellezza. Un risiko geopolitico che durerà ancora qualche mese. Almeno, speriamo che si tratti solo di qualche mese.
Ieri la bomba del presidente americano, che ha annunciato: «Pensiamo che si potrebbe probabilmente avere il vaccino contro il virus durante il mese di ottobre». Una risposta all'accelerata della Russia, che ha autorizzato il vaccino Sputnik V bruciando le tappe degli studi clinici: sono stati fatti quelli della fase uno e quelli della fase due, per la fase tre si sta provvedendo in corsa. E la cosa non piace alla comunità scientifica, per la quale la battaglia al Covid-19 è importante ma non al punto di accorciare il percorso di validazione e sperimentazione.
Una tesi che è sposata anche dai colossi di Big Pharma, le grandi case farmaceutiche come Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson, GlaxoSmithKline e Sanofi. Ieri questi grandi gruppi, spesso descritti come cetri affaristici spietati, hanno garantito che non chiederanno ai governi l'autorizzazione a metterli in commercio senza aver prima completato i test sulla sicurezza. L'impegno è contenuto in una bozza di accordo firmato dai rappresentanti delle compagnie, che starebbe per essere reso noto e che è stato rivelato dal Wall Street Journal. «Un'insolita mossa congiunta tra i rivali che arriva mentre lavorano per affrontare le preoccupazioni sulla corsa alla vaccinazione di massa», osserva il Wsj, secondo cui le aziende eviteranno di sottoporre i loro vaccini all'approvazione delle autorità sanitarie nazionali fino a che non si saranno dimostrati sicuri e efficaci in base a standard etici e scientifici particolarmente alti. «Riteniamo che questo impegno contribuirà ad aumentare la fiducia pubblica nel fatto i vaccini per il Covid-19 che saranno approvati rispetteranno rigorosi processi scientifici e regolatori, in base ai quali sono valutati», si legge nella bozza.
Intanto si parla anche del prezzo del vaccino.
Il presidente di Sanofi France Oliver Bogillot parlando ieri a France Inter ha promesso che il costo di ogni dose sarà «meno di 10 euro» anche se «non è stato ancora tutto stabilito». Secondo Bogillot la «condivisione dei rischi con altri Stati» consente di mantenere i prezzi «più bassi possibile» anche se è ancora in corso la valutazione dei costi di produzione da sostenere nei prossimi mesi.
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