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Uno vale uno, tranne Rocco Casalino

Dallo stipendio da capo della comunicazione M5s all'affitto pagato dal gruppo fino alle minacce e gaffe coi giornalisti: tutti i guai di Casalino

Uno vale uno, tranne Rocco Casalino

La meritocrazia si paga cara. Soprattutto se riguarda Rocco Casalino. I tagli alla casta? Un mantra che vale per gli altri. E che smette di valere quando l'anticasta sale al potere. Perché, al netto delle giustificazioni che il portavoce del premier ha sciorinato in merito ai 169mila euro lordi all'anno che incassa, c'è poco da fare: se per anni hai tuonato contro i privilegi, ci sarà sempre qualcuno che storcerà il naso quando sei tu stesso che passi dall'altra parte della barricata.

Rocco Casalino, dall'alto della sua esperienza e del suo curriculum (laurea in Ingegneria elettronica, giornalista professionista, conoscenza di 4 lingue) dovrebbe saperlo. Anche perché ormai dovrebbe essere abituato alla tempesta di critiche che ha investito la sua figura. E non solo per i trascorsi nella casa del Grande Fratello, sulla cui esperienza ha dichiarato: "Ho gestito tutte le nomination, infatti non sono mai stato nominato fino all’ultimo giorno. Spiegavo agli altri concorrenti come votare e loro eseguivano". Insomma, era già un "manipolatore".

Ma quando diventi il regista della comunicazione di un movimento politico non puoi evitare di finire sotto i riflettori dei media. Già nell'ottobre del 2014, alcuni senatori chiesero maggiori lumi sullo stipendio del capo della Comunicazione pentastellata e l'allora capogruppo in Senato Vito Petrocelli provò a fare chiarezza: "Rocco Casalino come responsabile comunicazione percepiva 2100 euro netti. Quando è stato nominato Capo Comunicazione ha avuto un aumento di 800 euro sullo stipendio. La cifra di 8mila euro lordi, riportata da agenzie di stampa, include anche tutti i rimborsi spese su taxi, viaggio Roma-Milano-Roma, e le spese per il vitto su cui ovviamente si pagano le tasse. Ma lo stipendio reale che mette in tasca Rocco Casalino corrisponde a circa 2900 euro netti". Adesso ha praticamente raddoppiato il suo stipendio, non male per Rocco.

A proposito di spese poi, un anno dopo, venne fuori la polemica sull'affitto della casa di Casalino pagato dal M5s. L'Espresso sollevò il caso scatenando l'ira di Beppe Grillo che scese in campo a difesa di Casalino: "Il contributo erogato dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle per gli appartamenti dei dipendenti della Comunicazione è un beneficio accessorio previsto dal contratto di lavoro del singolo dipendente e con oneri fiscali a suo carico". Polemica che non cessò di esistere e che anche il Pd utilizzò tempo dopo per attaccare i grillini. Nel novembre 2016, da lì a poco ci sarebbe stato il referendum costituzionale del 4 dicembre, il comitato Basta un Sì riportava in auge la questione tuonando: "Grillo e il M5S usano i fondi di Palazzo Madama per pagare l'affitto dell'ex concorrente del Grande Fratello. Caro Beppe, che ne dici se anziché pagare la casa di Casalino, i soldi non li ridiamo agli italiani? Non è difficile, basta un Sì'". Ma Casalino si è fatto scivolare tutto addosso.

C'è poi il capitolo che dovrebbe stargli più a cuore: quello della comunicazione. E anche qui, lui che è considerato il deus ex machina, il regista e il direttore d'orchestra di tutte le esternazioni, le comparsate televisive e persino l'abbigliamento, la dizione e le cure dentistiche degli esponenti del M5s spesso non ha brillato in efficacia, soprattutto nel rapporto con la stampa. Come non ricordare la frase intimidatoria che rivolse al giornalista Salvatore Merlo: "Adesso che il Foglio chiude, che fai? Mi dici a che serve il Foglio? Non conta nulla...perché esiste?". Ne scaturì una bufera che lo portò a minimizzare e a chiedere scusa: "Era una semplice battuta".

Stessa motivazione usata con Enrico Mentana dopo averlo prima bacchettato perché "colpevole" di aver dato con eccessiva lentezza la notizia dell’accordo raggiunto tra Salvini e Di Maio, notizia che li aveva dato a Mentana in anteprima. Nel video si vedeva Casalino “costruire” uno scoop, scegliere il giornalista cui regalare la notizia in anteprima e compiacersi della riuscita dell’operazione. "Era un video goliardico che doveva rimanere privato” e nel quale "non c’era nessun intento offensivo". Scuse accettate da Mentana e pace fatta.

Nella lista degli "incidenti" di Rocco c'è poi il caso del finto master americano finito (per colpa di un hacker dirà Casalino) nel suo profilo Linkedin e le famigerate chat con i giornalisti su WhatsApp. Come quella volta in cui ai cronisti che gli chiedevano un parere del premier sulla proposta di hotspot avanzati fatta da Macron lui rispose con una emoticon abbastanza chiara: il dito medio (cancellato quando ormai era troppo tardi). In pieno stile Vaffa.

D'altronde Rocco può permettersi tutto per via della meritocrazia, anche lamentarsi, come raccontò Repubblica, perché la stanza del portavoce del premier non ha un bell'arredamento ed è "un po' piccolina".

Perché uno vale uno, a patto che l'uno non si chiami Rocco.

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