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A Vance il dibattito (educato) tra i vice

Il candidato trumpiano vince ai punti il confronto con Walz in un clima mai così cordiale

A Vance il dibattito (educato) tra i vice
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JD Vance vince ai punti il dibattito televisivo contro Tim Walz, un confronto che ha riportato la civiltà all'interno della corsa alla Casa Bianca dopo mesi di attacchi durissimi. I candidati alla vice presidenza Usa si sono confrontati su numerosi argomenti, affrontandosi tuttavia in modo educato, e a volte persino concordando tra loro e stringendosi cordialmente la mano anche dopo il faccia a faccia, con le mogli sul palco. Uno spettacolo decisamente diverso rispetto a quello andato in scena il mese scorso tra Donald Trump e Kamala Harris.

Nessuno dei due ha messo a segno colpi memorabili, ma il senatore pubblicano dell'Ohio è apparso più a suo agio e sicuro, rendendo più appetibili le ricette del tycoon, e venendo consacrato come il futuro del movimento Maga. Il governatore del Minnesota invece era più impacciato, soprattutto all'inizio, sembrando più preoccupato di snocciolare tutti gli elementi del suo discorso piuttosto che di incalzare l'avversario, anche quando gli si è presentata l'occasione. Secondo il sondaggio immediato tra gli spettatori della Cnn, Vance ha vinto di misura (con il 51% contro il 49%), mentre per Politico «non solo è stato raffinato, ma ha anche offerto una critica più tagliente su Harris rispetto a quella di Trump», e il conservatore Wall Street Journal ha scritto che il numero due dell'ex presidente «ha prevalso largamente». Giudizi complessivamente condivisi dai media americani, pur con sfumature diverse. Anche se in ogni caso sono in pochissimi a pensare che l'esito del dibattito possa rappresentare una svolta nella gara.

L'attenzione durante il confronto si è concentrata sulla politica interna, dall'economia e l'inflazione alla sanità, e i temi di maggiore scontro sono stati l'immigrazione e l'aborto. Vance ha accusato Harris per la politica dei confini aperti che favoriscono i cartelli della droga e le invasioni di milioni di immigrati illegali, e Walz lo ha accusato di «diffamare e disumanizzare i migranti». Sull'aborto il vice di Trump ha contestato ai dem di avere una posizione radicale, ma ha riconosciuto che i repubblicani devono impegnarsi per guadagnarsi la fiducia degli elettori americani. «Voglio che noi come Gop siamo pro-famiglia nel senso più pieno del termine, e rendiamo più facile per le mamme permettersi di avere bambini», ha detto. Ribadendo poi la linea dell'ex presidente (che l'ha confermata con un post in tempo reale) secondo cui è contrario ad un bando nazionale e favorevole a lasciare la decisione ai singoli stati. Il governatore del Minnesota, da parte sua, ha replicato dicendo che la visione dem è semplice: «Siamo pro-donne. Siamo pro-libertà di fare le proprie scelte». Sulla sanità, invece, Walz non ha colto l'occasione di attaccare il rivale quando ha parlato di The Donald come del salvatore dell'Obamacare. È andato meglio quando si è toccato l'assalto a Capitol Hill, pur se Vance è riuscito a dribblare il colpo. E sulla minaccia per la democrazia, il senatore ha avvertito che «quella vera non è quella di cui parlano i democratici ma quella della censura comprese le grandi aziende tecnologiche che mettono a tacere i loro concittadini».

Entrambi hanno fatto un mea culpa: il candidato Gop per essersi «sbagliato» sul conto di Trump quando lo criticò, anche come possibile Hitler americano, Walz per essersi «espresso male» quando ha detto di essere a Hong Kong durante la rivolta di Tienanmen.

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