L'intervista di ieri fatta da Radio Capital a Mauro Corona è imperdibile. Al giornalista che gli chiede conto dell'episodio di vandalismo cui era stato vittima la notte scorsa (un gruppo di giovani ha divelto una statua di bronzo dal giardino di casa Corona spaccando la vetrata del suo studio), lo scrittore «montanaro» risponde con una verve degna del suo alter ego crozziano.
I concetti espressi sono in gran parte condivisibili, benché diluiti in un linguaggio da osteria dinanzi al quale è difficile rimanere sobri. Ruvido come una grappa di cardo, il Corona. Al cui confronto - in questa occasione - perfino il suo omonimo Fabrizio rischia di apparire come una personcina «tranquilla».
Non resta quindi che sintetizzare il Corona-pensiero, brutalmente illustrato alla radio da Super Mauro: «Se l'altra notte avessi preso quei ragazzi, li avrei fatti fuori»; «Se incontrassi quei giovani li riempirei di pugni e sprangate»; «Li educherei a colpi d'ascia»; «L'altra notte li ho inseguiti con la scure, ma loro sono fuggiti come vigliacchi»; «A casa ho un fucile e, se qualcuno entra, io sparo». Il giornalista, timidamente, osserva: «Ma non le sembra di eccedere?». E lui: «Non è eccessivo un cazzo! Quelli sono bastardi, sciagurati, senza né arte né parte, senza principi etici e morali, maleducati, barbari».
Parole dure che sicuramente faranno piovere su Corona l'indignazione dei soliti buonisti di professione. Ma Mauro già si porta avanti: «Non me ne frega niente del giudizio dei signori politicamente corretti. Sono loro che devono vergognarsi. Idem per quei genitori incapaci di educare i figli».
E che non si provi a ribattere con frasi analcoliche del tipo: «Suvvia Corona, un po' di comprensione: anche lei sarà stato giovane...». Super Mauro si incazza di brutto: «Mio padre, se facevo casino, mi spaccava le mani. Io ho sempre rispettato il prossimo. Al massimo facevamo qualche dispetto agli anziani, rubandogli la pipa... (e questo particolare della pipa ce lo ritroveremo certo in uno sketch di Crozza, ndr)». Nella sua reprimenda via etere Corona tiene inoltre a precisare di essere un «uomo di sinistra, non di destra».
Il giorno precedente all'intervista radiofonica, lo scrittore-scalatore aveva raccontato la vicenda a Il Gazzettino: «Erano le 3.10 di sabato notte quando un gruppo di ragazzi ha mandato in frantumi la vetrata dello studiolo dove scrivo e scolpisco il legno, usando una delle mie sculture in bronzo poste fuori dalla bottega a Erto (Pordenone). Li ho inseguiti con l'accetta. Ero armato, loro erano in tre e io li ho rincorsi, ma essendo a piedi nudi non sono riuscito a raggiungerli. Se li avessi presi li avrei ammazzati senza nessuna pietà».
«Si tratta di un gruppo di giovani che ogni anno si ritrovano qui per un torneo di calcetto - spiega Corona -. Già in passato ci sono stati incidenti, risse, qualcuno è finito in ospedale. Quando hanno infranto la vetrata stava riposando nel mio studio. Li ho sentiti che farfugliavano davanti casa, ho pensato che fossero ubriachi e che sarebbero andati via. Invece proprio nell'attimo in cui mi sono affacciato, li ho visti trascinare la statua e scagliarla contro la vetrata. Li ho inseguiti armato di accetta. Ma ero scalzo e loro sono riusciti a scappare. Ringrazio Sant'Antonio per non essere riuscito a raggiungerli, perché li avrei ammazzati senza pietà». Nella stessa notte il gruppo pare abbia commesso vandalismi anche in altre zone del paese.
«Non bisogna dire che si tratta di bravate, non è così - ammonisce lo scrittore -. A me non disturba il danno economico e il fastidio di dover sostituire la vetrata, ma l'affronto, l'umiliazione e la vigliaccheria dimostrata. Questi sono dei delinquenti. E come tali vanno trattati. Punto e basta».
Indagini sono in corso da parte delle forze dell'ordine che stanno analizzando i filmati della videosorveglianza: una telecamera potrebbe aver inquadrato i vandali proprio mentre
fanno cadere la scultura sulla vetrata; e magari, chissà, aver immortalato anche Corona che, a piedi nudi e con l'ascia in mano, insegue il gruppo di imbecilli.Crozza offrirà una cassa di vino a chi gli farà avere il video.
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