Vatileaks, il Papa valuta la grazia per silenziare lo show mediatico

Il processo doveva chiudersi oggi, invece slitta ancora. La Chaouqui: "Mi danno della strega". Monsignor Balda "è sereno, ha chiesto perdono"

Vatileaks, il Papa valuta la grazia per silenziare lo show mediatico

Roma - Doveva chiudersi entro l'8 dicembre, giorno dell'apertura ufficiale del Giubileo straordinario della Misericordia, e invece slitta ancora il processo di tre funzionari vaticani e due giornalisti, per la fuga e pubblicazione di documenti riservati della Santa Sede.Il processo era partito con il piede sull'acceleratore: il 2 novembre l'arresto di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e di Francesca Immacolata Chaouqui, poi rimessa in libertà perché ha collaborato; poi la chiusura delle indagini, l'iscrizione nel registro degli indagati anche di Nicola Maio, segretario di monsignor Balda, e dei due giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, e la prima udienza fissata per il 24 novembre; una seconda udienza il 30 novembre, subito rinviata al 7 dicembre. Ora un nuovo rinvio, a data da destinarsi.Nel frattempo, interviste, comparsate in tv della Chaouqui, post su Facebook e Twitter; oltre alla divulgazione del memoriale scritto da monsignor Balda da cui emergerebbero rapporti anche sessuali tra la donna e il prelato. Forse è anche per questo che il Tribunale vaticano ha disposto che la prossima udienza si terrà a porte chiuse, per analizzare i contenuti dei messaggi e delle mail che si sarebbero scambiati monsignor Balda e la Chaouqui. E c'è chi si aspetta che possa intervenire direttamente Papa Francesco, a porre fine a un processo diventato oramai un vero e proprio show mediatico, e possa pronunciare la parola «grazia» proprio nell'anno straordinario dedicato alla misericordia. D'altra parte era stato già Benedetto XVI a concedere la grazia al suo maggiordomo, Paolo Gabriele, accusato di aver trafugato documenti riservati. Ora, nel secondo capitolo di Vatileaks, la linea di Bergoglio potrebbe essere la stessa.Fatto sta che anche alla terza udienza del processo, ieri mattina, non ci sono stati gli interrogatori, come inizialmente previsto. Due ore di seduta dedicate all'esame delle eccezioni e delle richieste degli imputati. L'avvocato della Chaouqui ha avanzato due eccezioni relative alla carenza di giurisdizione del Tribunale vaticano, entrambe respinte. La pr - «Mi additano come una strega, sono innocente e non voglio la grazia», le sue parole all'arrivo - ha inoltre chiesto l'acquisizione con perito delle conversazioni avvenute tra lei e monsignor Vallejo via Whatsapp, mentre il legale del prelato ha chiesto l'acquisizione delle mail scambiate tra il suo assistito e la Chaouqui nel maggio 2015. Entrambe le richieste sono state accolte. Il Tribunale vaticano non ha invece ammesso la perizia «psicologica» chiesta da Balda, disponendo invece l'acquisizione di una perizia «psichiatrica» già effettuata.Ammessi infine tutti i testimoni; la Chaouqui ha chiamato come teste, tra gli altri, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e il cardinale Santos y Abril, presidente della Commissione di vigilanza dello Ior; monsignor Balda ha chiesto la testimonianza di Mario Benotti, ex funzionario del governo (poi autosospesosi) che lavorava con il sottosegretario Sandro Gozi, mentre Nuzzi ha chiesto l'ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Fittipaldi non ha chiesto testimoni.

«Monsignor Balda sta bene, è sereno, riceve tanti amici sacerdoti che lo vanno a trovare dice al Giornale una fonte vicina al prelato è fiducioso che tutto si concluda per il meglio. Ha ammesso le sue responsabilità, chiedendo perdono, però ha cercato di limitare i danni per la Santa Sede, diffondendo i documenti meno scottanti del Vaticano».

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