Matteo Renzi, l'ex segretario, ha sempre creduto molto nel Pd. Al punto da spingere sull'uscio chi, diceva lui, «voleva sfasciarlo». Al punto da non essere neppure iscritto.
Memore del celebre motto di Marx (Groucho), «non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me», il leader uscente ha rinnovato la sua tessera solo nell'ultimo giorno utile e postato il lieto evento assieme ai militanti fiorentini del circolo «Vie Nuove» che hanno pranzato con lui a lasagna e peposo. È diventato, finalmente, uno di loro. «Da noi, solo da noi, #unovaleuno», ha quindi commentato su Instagram, suscitando qualche sconcerto nel partito. «Il presidente della Commissione per il Congresso - ha chiesto il deputato Dario Ginefra a Lorenzo Guerini - può chiarire quel è il termine di iscrizione al partito per i candidati alla segreteria? Da quanto si apprende dalle agenzie di stampa, infatti, uno dei candidati avrebbe rinnovato la tessera solo nella giornata di oggi...».
Misteri della fede, in ogni caso. Come quella dichiarata dai dirigenti del Nazareno, che contano di arrivare a quota 400mila, la stessa dichiarata nel 2015. Peccato che in realtà sono molte meno, tanto che D'Alema di recente in tivù ha parlato di 170-180mila iscritti. Ma, di sicuro, la tenzone congressuale ha alimentato la corsa alla tessera pidina (come s'è visto, ex leader compreso) che dà diritto a votare le piattaforme dei candidati nei circoli, esprimendo così delegati provinciali e determinando già condizioni di vantaggio nel gran finale delle primarie. Così le ultime ore non sono state prive di nervosismo e tensioni in varie città, a cominciare da Napoli, dove pare ci fossero dei cittadini dello Sri Lanka in coda per la tessera in via Toledo e a San Carlo all'Arena. Al punto che qualche segretario di circolo parla di «tesseramento gonfiato» e «che si cerca di inquinare in qualsiasi modo». Difficoltà per nuove iscrizioni invece a Palermo (guasto al portale on-line) e a Catania, dove i gazebo sono stati chiusi prima del previsto. I renziani denunciano truppe cammellate in fila per iscriversi nella Bat (Barletta-Andria-Trani), terra di Emiliano.
A proposito del governatore, è slittata a oggi la sua audizione per l'inchiesta Consip che investe padre e luogotenente dell'ex premier, Tiziano Renzi e Luca Lotti. Il caso alimenta ulteriori sospetti e veleni, nella campagna per le primarie peggiore di una storia già non gloriosa. Non a caso, i contendenti di Emiliano continuano a soffiare sulle polemiche legate alle sue mancate dimissioni dalla magistratura, e la ministra Finocchiaro, incurante del proprio ruolo, non esita a dichiarare il proprio sconcerto perché il governatore ha fornito l'sms che inguaia Lotti e Renzi padre a un giornale e non in Procura. «Ci ho visto un di più che non ho apprezzato», l'illazione della Finocchiaro. Ma Emiliano sembra andarci a nozze. Intervistato al Tg24, sottolinea la propria posizione: «Non intendo fare il congresso del Pd passando da testimone a imputato, ci sono altri che si devono preoccupare. Chiedete ad altri candidati perché persone a loro così vicine sono sottoposte a indagini».
Riguardo il profilo programmatico, invece, chiarisce di avere sul lavoro la stessa posizione della Fiom e che, diventasse segretario, proporrebbe il ritorno all'articolo 18, oltre a lavorare per «riportare a casa la scissione». Se vincesse Renzi, invece, «lo marco stretto e gliene dico di tutti i colori». Roba da restare soffocati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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