Dal velo all'alcol Così l'Europa si piega ad Allah

Le rivendicazioni islamiche sono sempre più esigenti, e la sentenza della Corte suprema tedesca è l'ultima concessione

Dal velo all'alcol Così l'Europa si piega ad Allah

Le rivendicazioni islamiche sono sempre più esigenti, e la sentenza della Corte suprema tedesca è soltanto l'ultimo capitolo di una lunga serie di concessioni dell'Europa nei confronti della cultura, e non solo, musulmana. Sulla spontaneità di questo fenomeno sorgono parecchi dubbi. Molti analisti sostengono che sia il frutto di una strategia perpetrata dalle eminenze grige dell'islam radicale che, molto prima dell'11 settembre, sono riuscite a farsi riconoscere come rappresentanti legittimi dell'islam europeo, fagocitando i leader musulmani moderati. La Germania ha lasciato cadere l'ultimo tabù, permettendo alle insegnanti musulmane di indossare il velo nelle scuole e ribaltando la sentenza di parere opposto del 2003. Forse in pochi però sanno che proprio in Germania, come del resto in Belgio e Olanda, la legge prevede un finanziamento dello Stato non solo per la costruzione delle moschee ma anche per stipendiare gli insegnanti di islam nelle scuole pubbliche. Per ottenere nuove concessioni, non mostrano il loro volto intollerante e ostile all'integrazione, ma spesso strumentalizzano il malessere sociale degli immigrati e i valori tolleranti dell'Europa, costruendo mattone dopo mattone un altro califfato.

E se Al Baghdadi vive nel desiderio febbrile di mettere le mani sul Vaticano e issare sulla cupola di San Pietro la bandiera nera, proprio a Roma, capitale del cattolicesimo, è stata edificata la moschea più grande d'Europa, finanziata per il 75% dall'Arabia Saudita con 35 milioni di euro. Nella vicina Svizzera un decreto federale autorizza le ragazze a indossare il velo nelle fotografie sui loro passaporti. Spostandosi in Belgio, dalle parti di Bruxelles, esiste il divieto di somministrazione delle bevante alcoliche nei quartieri di Saint Josse, Scharbeek o Molenbeek, zone ad alta concentrazione islamica, dove persino le forze dell'ordine preferiscono non avventurarsi. La stessa restrizione è stata firmata dal sindaco dell'Aia, capitale dell'Olanda, per il quartiere di Schilderwijk, dove lo scorso luglio tra le altre cose venne organizzata una manifestazione in strada pro-Isis, autorizzata dal primo cittadino Jozias van Aartsen. Sempre nei Paesi Bassi, un decreto della Corte Suprema del 30 maggio 1986 assegna agli imam (pur essendo apertamente radicali) lo stesso valore giuridico concesso ai sacerdoti cristiani, consentendo loro di esercitare negli ospedali, nelle carceri e di ottenere persino sussidi pubblici. E ancora in Belgio: il crocifisso è vietato in tutte le scuole, a eccezione di quelle cattoliche gestite dalla chiesa. Permessi che spesso si trasformano in rese incondizionate, come in Danimarca, dove la legislazione più liberale d'Europa in materia d'istruzione religiosa, concede velo e burka per le strade e consente l'amministrazione delle scuole islamiche a imam wahabiti, spesso reclutatori di giovani miliziani dello stato islamico. Non poteva mancare all'appello la cattolicissima Spagna. Durante il suo incarico di premier Zapatero ha legalizzato il «Partito del rinascimento e dell'Unione della Spagna», il cui leader, Mustafa Barrach, sostiene in Andalusia l'idea del ritorno della Spagna all'islam, e intrattiene rapporti con Fatiha Mehadi, nuova leader della cellula Isis di Ceuta.

La vicenda più clamorosa si riferisce invece alla città di Malmoe, in Svezia. Nel marzo del 2014 è bastato l'arrivo della nazionale israeliana di tennis, impegnata in Coppa Davis contro la Svezia, a far insorgere la comunità islamica. Da quel momento Malmoe non concede più alcun pass agli sportivi provenienti da Israele.

Il terrorismo dei tagliagole si combatte anche conoscendo la loro cultura di morte. Perciò vi offriamo una lettura del Corano alla luce dell'attualità e del pericolo Isis che «minaccia la nostra civiltà». Da ieri il libro sacro dei musulmani, analizzato e commentato da Magdi Allam, sarà allegato al «Giornale».

Il prezzo di vendita è di 8,60 euro (più il costo del quotidiano). Nonostante vogliano censurarci, è nostro diritto entrare nel merito dei contenuti della religione islamica per sconfiggere il terrorismo di chi si batte contro la libertà.

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