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L'Ue insiste: il velo per promuovere gli eventi per i giovani

Bellissime ragazze velate come simbolo di integrazione in Europa: questo sembra essere il messaggio dell'Ue. Ira della Lega

L'Ue insiste: il velo per promuovere gli eventi per i giovani

Da tempo, la Commissione europea utilizza l'immagine di donne velate per promuovere iniziative comunitarie. Basta scorrere il profilo ufficiale dedicato alle iniziative giovani per vedere un'ampia rappresentanza di bellissime ragazze con il velo, simbolo della sottomissione della donna nella cultura musulmana. Esiste anche una campagna che accompagna allo slogan "il futuro è nelle tue mani" all'immagine di una giovanissima ragazza dai tratti mediorientali con indosso lo hijab.

De mesi vengono effettuate queste pubblicazioni, l'ultima in ordine cronologico lo scorso 24 maggio. Una pratica che sembra voler normalizzare qualcosa contro la quale molte donne che vivono in Occidente si vogliono ribellare. "Spiace constatare, per l'ennesima volta, la preoccupante deriva dell'Unione europea sui diritti delle donne. Bruxelles continua a promuovere campagne di comunicazione per eventi o progetti europei con donne velate come protagoniste. Una modalità usata dall'Ue per non urtare la comunità islamica e per veicolare il messaggio che il velo islamico sia un simbolo di libertà", fa notare Silvia Sardone, europarlamentare della Lega.

In varie occasioni sono state usate giovani donne velate per far la promozione di eventi legati alla Commissione europea, uno stratagemma per non urtare la comunità musulmana ma che vuole anche trasmettere un messaggio di libertà, utilizzando però modalità non del tutto condivisibili. "È desolante che l'Ue diffonda il messaggio che il velo islamico sia un simbolo di arricchimento culturale, di rispetto verso religioni e tradizioni, di libertà per le donne. Noi della Lega siamo chiarissimi su questo punto: il velo islamico è messaggio di sottomissione, di costrizione, di non libertà e non andrebbe assolutamente usato tra i simboli europei o come immagine sul futuro del nostro continente", fa notare Silvia Sardone.

E tutto questo, come sottolineato dall'europarlamentare della Lega, si inserisce in un contesto dai tratti poco piacevoli, perché l'Unione europea, con le sue istituzioni, sembra muoversi in una direzione preoccupante. "È paradossale che, mentre le istituzioni Ue sembrano più interessate ad avvicinare le comunità islamiche con queste scelte di immagine, in Parlamento europeo la maggioranza di sinistra, con la complicità di alcuni eurodeputati del Partito democratico, abbia votato contro la proposta del gruppo Id di discutere in Aula il tema della persecuzione dei cristiani nel mondo, a cominciare dal tragico caso di Deborah Samuel, picchiata a morte e data alle fiamme in Nigeria per un messaggio sul cellulare", conclude l'esponente della Lega.

Il tema portato sul tavolo da Silvia Sardone dovrebbe portare a una seria riflessione su quali siano i capisaldi dell'Unione europea.

La bocciatura di una discussione sul tema della persecuzione dei cristiani e la contestuale insistenza di immagini che richiamano l'islam e il mondo musulmano non sono, poi, così slegati.

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