Cronache

"Venerabile" la mamma che scelse di morire per poter salvare il figlio

Era incinta, ebbe un tumore: Maria Cristina rifiutò le cure per non danneggiare il feto

"Venerabile" la mamma che scelse di morire per poter salvare il figlio

«Non c'è sofferenza al mondo che non valga la pena sopportare per un figlio». Quando Maria Cristina Cella Mocellin scrisse queste parole al suo bambino appena nato, la malattia stava avanzando ormai inesorabile. Il sarcoma alla gamba, apparentemente sconfitto 5 anni prima, era ricomparso da qualche mese, proprio mentre aveva scoperto di essere incinta per la terza volta. Maria Cristina prese naturalmente e consapevolmente la decisione «sospendere l'attenzione» per sé e per la propria salute, portando avanti la gravidanza in modo tale che non ci fossero pericoli per il piccolo. Non un sacrificio, ma un gesto d'amore.

Decise di sottoporsi solo alle terapie che non avrebbero messo a rischio la vita del bambino. «Mi opposi con tutte le mie forze al rinunciare a te - gli spiegò nella lettera, affidata al marito - tanto che il medico capì già tutto e non aggiunse altro. Riccardo, sei un dono per noi. Fu quella sera, in macchina di ritorno dall'ospedale, che ti muovesti per la prima volta. Sembrava che mi dicessi grazie mamma che mi vuoi bene!. E come potevamo non volertene?».

La storia di questa mamma richiama quelle di Gianna Beretta Molla e Chiara Corbella Petrillo. Ora, per la Chiesa, Maria Cristina Cella Mocellin è «venerabile». Pochi giorni fa Papa Francesco ha autorizzato a promulgare i decreti riguardanti le «virtù eroiche» di tre «servi di Dio», ora sulla via della beatificazione. E con Enrica Beltrame Quattrocchi e Placido Cortese (frate morto per le torture inflitte dalla Gestapo) c'è anche la giovane mamma di Cinisello Balsamo (Milano).

La sua storia è semplice ed esemplare. Maria Cristina Cella nasce a Monza il 18 agosto 1969 in una famiglia modesta ma solida, che la educa ai principi cristiani. Fin da piccola inizia a frequentare l'oratorio della parrocchia della Sacra Famiglia di Cinisello Balsamo. Tiene un diario spirituale e al liceo matura una scelta vocazionale che sembra indirizzarla verso la vita consacrata. Cambia tutto l'incontro con Carlo Mocellin nel corso di una vacanza presso la casa dei nonni materni nel Vicentino. Maria Cristina si innamora e a 17 anni sceglie il fidanzamento, tenendo sempre ben presente e ferma la sua fede. A 18 anni compare la grave malattia, che non le impedisce di terminare gli studi liceali iniziando - a distanza - quelli universitari. A 22 anni si sposa e 10 mesi dopo nasce il primo figlio, Francesco, seguito dopo un anno e mezzo da una sorellina, Lucia. Nell'autunno 1993 resta incinta per la terza volta ma proprio in quel periodo ricompare il sarcoma alla gamba che l'aveva colpita 5 anni prima.

Maria Cristina e il marito decidono insieme di posticipare la chemioterapia a dopo la nascita, per non danneggiare la vita del feto. Riccardo nasce, sanissimo, nel luglio del 1994 e allora Maria Cristina inizia le cure più forti e invasive, ma stavolta l'esito è diverso. Il 22 ottobre 1995 torna alla «casa del Padre». Il vescovo di Padova nel novembre 2008 apre la causa di beatificazione. La fase diocesana del processo si conclude nel maggio 2012 e la Congregazione delle Cause dei Santi, composta da nove teologi, esprime parere favorevole e sottopone la relazione al Santo Padre. Il 30 agosto viene dichiarata Venerabile.

Oggi l'associazione «Amici di Cristina onlus», 130 soci, presieduta da Pasquale Bruni, lavora per diffondere questo messaggio e sostenere le mamme in difficoltà. E Cinisello Balsamo la ricorda. «Abbiamo dedicato un parco alla nostra Cristina - ha detto il sindaco Giacomo Ghilardi - per noi una figura importante e di grande valore, una figura che merita un posto di rilievo nella storia della città». «Una santa con una storia di vita quotidiana - dice l'assessore alla Famiglia Riccardo Visentin - Un esempio significativo di amore e generosità che va oltre l'esperienza di fede.

Il suo non è stato un sacrificio ma un gesto d'amore».

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