Pietro Ferrera fu ucciso con 57 coltellate, ma il gup del tribunale di Palermo Guglielmo Nicastro esclude che i figli e la moglie, i suoi tre assassini, abbiano agito con crudeltà.
È uno dei passaggi della motivazione della sentenza, con cui Vittorio e Mario Ferrera, di 23 e 22 anni, e la madre Salvatrice Spataro, detta Ilenia, furono condannati a 14 anni a testa, il 14 febbraio. Il giudice Nicastro, che ha accolto le tesi e le richieste dei pm Gianluca De Leo e Giulia Beux, ha escluso la legittima difesa e applicato la circostanza aggravante dell'avere assassinato il proprio genitore e marito. Non c'è però la crudeltà, così come sostenuto dagli avvocati Giovanni Castronovo e Simona La Verde.
«È vero - afferma - che gli imputati scagliavano un numero elevato di coltellate alla vittima e tuttavia così agivano per portare ad integrale compimento l'azione omicidiaria in pochi minuti, non riscontrandosi quindi nella loro condotta alcuna significativa e colpevole eccedenza rispetto alla contingente modalità omicidiaria prescelta». Erano disperati e convinti che una semplice denuncia potesse mettere fine a una vita infernale, botte, violenze, umiliazioni e che l'omicidio fosse l'unica soluzione.
Il gup Guglielmo Nicastro ritiene che tutte le sofferenze subite non possano costituire né un'attenuante né un'aggravante della crudeltà perché l'omicidio è avvenuto in meno di cinque minuti.
Era stata proprio la donna a chiamare il 118 e raccontare di aver colpito il marito, ex militare in pensione di 45 anni. «Venite subito - aveva detto - ho colpito con diverse coltellate mio marito mentre dormiva, accanto a me c'è mio figlio, è tutto insanguinato».
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