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La vera lezione cattolica: nessuno va abbandonato

La riflessione di Berlusconi: libertà, proprietà e dignità sono insiti e derivano da Dio per i credenti.

La vera lezione cattolica: nessuno va abbandonato

«Perché non possiamo non dirci cristiani» è il titolo di un celebre saggio di Benedetto Croce, il grande filosofo liberale che è stato forse il può influente pensatore italiano del Ventesimo secolo.

Proprio pensando a questo mi capita spesso di usare l'aggettivo «cristiani» per definire i nostri valori di riferimento, insieme agli altri tre aggettivi «liberali», «europeisti» e «garantisti», che insieme si completano e definiscono l'unicità di Forza Italia nel panorama politico italiano.
La settimana scorsa in un precedente articolo mi sono soffermato sul significato che ha per noi definirci liberali, oggi vorrei spiegare perché anche noi «non possiamo non dirci cristiani».

Naturalmente questo non riguarda le convinzioni religiose di ciascuno, che sono un fatto privato (del quale tuttavia va garantita la libera espressione pubblica). Forza Italia comprende credenti io sono credente, sia per convinzioni maturate negli anni che per l'educazione ricevuta dai miei genitori e dai miei insegnanti e non credenti, che naturalmente in un grande partito liberale hanno entrambi piena cittadinanza.

Ma come spiegava Croce, maestro di liberalismo, spirito profondamente laico, il cristianesimo inteso come fenomeno storico-sociale, al di là della Fede religiosa è stato la più grande e più feconda rivoluzione della storia, che ha permeato di sé e dei suoi valori la nostra cultura e la nostra civiltà.

In particolare il valore assoluto della persona, di ogni essere umano, a prescindere dalla razza, dal sesso, dall'età, dalla fede religiosa, dalle idee politiche, dal censo, dalle condizioni di salute e di ogni altra possibile differenza è al centro della nostra visione della politica, dello Stato, della società.

Ogni essere umano per il fatto stesso di esistere è portatore di diritti fondamentali: libertà, dignità, proprietà. Diritti che non sono certamente una concessione dello Stato, ma vengono direttamente da Dio per chi crede e sono insiti nella condizione umana per chi non crede. Ma anche chi non crede non può non riconoscere che è stato il messaggio di Cristo, l'annuncio del Vangelo, a proclamare per primo l'idea della sacralità della persona, di ogni persona - creata da Dio a Sua immagine - e a permeare di questo concetto la storia e la società.

Di più, la nostra civiltà, la civiltà dell'Europa e dell'Occidente, nata dall'incontro fra il pensiero giudaico-cristiana e la cultura greco-romana, è quella che ha prodotto il massimo di libertà e di uguaglianza fra le persone nella storia dell'umanità.

Naturalmente tutto questo è avvenuto attraverso un percorso storico non privo di contraddizioni, di errori ed anche di crimini, come in tutte le vicende umane. Però è innegabile che l'Occidente cristiano abbia diffuso in tutto il mondo l'idea di libertà e di diritti individuali, nelle altre culture inesistente o limitata.

La stessa storia della Chiesa materia molto ampia, che va ben al di là di questa riflessione ha naturalmente luci ed ombre, ma non si può negare che sia stata motore delle più grandi produzioni filosofiche, letterarie, artistiche, architettoniche, musicali, pittoriche della nostra cultura e della nostra civiltà. Cosa ancora più importante, la Chiesa cattolica ha esercitato ed esercita oggi in Italia e nel mondo una funzione essenziale a difesa dei diritti delle persone, di ogni persona e soprattutto dei più deboli.

Questo è il grande insegnamento del messaggio cristiano rivolto a tutti, credenti e non. Significa che nessuna persona può essere abbandonata a se stessa, nessuna persona può essere privata della speranza o della dignità. La vita di ogni essere umano è sacra dal momento del concepimento fino alla morte biologica. A chi è rimasto indietro, a chi è più debole, debbono essere offerte nuove opportunità per realizzare pienamente la propria vocazione e le proprie propensioni.

Tutto questo è parte essenziale della nostra visione, cristiana e liberale insieme, alla quale siamo sempre stati coerenti, e sulla quale si basa la nostra appartenenza al Partito Popolare Europeo, che è uno degli aspetti salienti della nostra identità.

Il Ppe è la più grande famiglia politica europea, fatta di partiti democratico-cristiani e liberal-democratici, alternativi alla sinistra e distinti dalla destra. I valori del Ppe sono i nostri: siamo stati noi, (me ne sono occupato personalmente) a riscrivere e aggiornare quindici anni fa la «Carta dei Valori» dei Popolari Europei.

È la famiglia politica alla quale si deve l'idea di Europa nella quale noi crediamo, alla quale appartenevano i padri fondatori dell'Europa, De Gasperi, Adenauer, Schuman, statisti cattolici che per noi sono un modello di riferimento e figure simbolo della ricostruzione europea nel dopoguerra.

Il nostro Europeismo è il loro, l'Europa nella quale noi crediamo è quella che si fonda sul messaggio cristiano e sulle idee liberali.

Per questo a fianco alle parole «cristiano» e «liberale», che definiscono i nostri valori e la nostra visione, c'è la terza definizione, «europeista», perché l'Europa non è una costruzione artificiale, è la civiltà fondata sui valori nei quali crediamo.

L'Europa cristiana, anche nelle sue espressioni laiche, è l'Europa delle libertà e dei diritti.

Dunque siamo liberali e cristiani perché crediamo nel primato, anzi nella sacralità della persona, europeisti perché l'Europa ha prodotto la civiltà e posto la persona al centro, garantisti perché la persona, ogni singola persona, è portatrice di diritti sacri e inviolabili.

Su questi valori, indissolubilmente legati, si fonda Forza Italia.

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