I conti pubblici diventano la trincea del governo. Rientrata l'offensiva della sinistra Pd sul Def, al Senato si è aperta una falla sui disegni di legge che contengono il Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2015 e l'assestamento. Il governo ha rischiato la bocciatura. A salvare i due provvedimenti (e forse l'esecutivo) sono stati i voti di Ala, il gruppo di Denis Verdini. I voti favorevoli sono stati 142 sul primo; 143 sul secondo. Il quorum necessario a far licenziare il testo dall'assemblea ieri era di 141 sì. I verdinani sono stati determinati.
Sul Def la sinistra Pd ha garantito che non voterà contro, ma il Documento di economia e finanza tornerà all'attenzione del Parlamento come chiedevano gli oppositori di Renzi. Una nuova audizione del ministro Padoan fissata per martedì, informazioni aggiuntive alle commissioni Bilancio di Camera e un rinvio del voto. A costringere il riesame del documento è stata la bocciatura dell'Ufficio parlamentare di bilancio. L'audizione di Giuseppe Pisauro di lunedì equivale a una mancata validazione della nota di aggiornamento del Def varato dal governo la settimana scorsa. La prassi vuole che governo riveda le sue stime o fornisca altre informazioni all'organismo che vigila sui conti pubblici. Il governo conta di uscirne limitando i danni.
«I numeri che produciamo sono basati sulla valutazione molto attenta degli impatti. Non sono quindi basati né su fantasie né su aspettative irrealizzabili, sono aspettative realizzabili», ha confermato ieri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo al convegno «Obbligati a crescere» organizzato dal quotidiano Il Messaggero e dall'Abi.
Ma gli ostacoli non termineranno con i chiarimenti che Padoan fornirà al Parlamento. La severità dell'Upb non è solo una questione interna all'Italia, una difficoltà di comunicazione tra le Camere e governo. L'ufficio di bilancio è in sintonia con la Commissione europea, vigila sul rispetto dei vincoli di bilancio fissati dagli accordi Ue e lo stop di Pisauro è il segno che Bruxelles non è disposta a farci sconti.
La vera sfida per l'Italia non è quella del Def, un documento che contiene le previsioni macroeconomiche e le stime sui conti pubblici, ma la legge di Bilancio i cui dettagli saranno resi noti tra breve, ha assicurato ieri il ministro dell'Economia durante il simposio sulla crescita.
Il governo ha già messo a bilancio una flessibilità aggiuntiva per lo 0,4%, motivata dall'emergenza migranti e da quella terremoto. Un ripiego rispetto alla flessibilità «buona», quella per investimenti e riforme, che la Commissione non ci concede più. Ma anche questa strategia alternativa potrebbe non portare a niente.
Possibile che all'Italia vengano riconosciuti 4-5 miliardi per il sisma del Centro Italia, quindi per il piano di messa in sicurezza degli edifici. Ma non sui migranti. Mancherebbero all'appello quindi 3-4 miliardi e a farne le spese sarebbero alcune misure già in bilico. Ad esempio la proroga della decontribuzione per i neoassunti, che potrebbe saltare anche nella versione depotenziata, limitata al Mezzogiorno.
Il governo ha tempo fino al 15 ottobre per presentare la legge di Bilancio. Poi la Commissione ha tempo fino al 30 novembre per pubblicare le sue valutazioni.
Se ritiene che il bilancio comporta un «serio» mancato rispetto delle regole del patto di stabilità, entro una settimana (dal 15 ottobre) deve consultare lo Stato membro, entro due settimane deve chiede la revisione. Sarebbe un precedente pericoloso per l'Italia e il governo sta facendo di tutto per evitarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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