Guerra in Ucraina

La verità di Gabrielli: "Ecco cosa è successo con le liste pro-Putin"

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio fa chiarezza sulla lista filo-Putin: "Nulla a che vedere con l'attività di intelligence, nessuna schedatura"

La verità di Gabrielli: "Ecco cosa è successo con le liste pro-Putin in Italia"

"L'attività è di ricognizione. Nulla che possa essere identificato con la schedatura e il dossieraggio. Non esiste nessun Grande Fratello o Spectre, non si investiga sulle opinioni". Ha esordito così Franco Gabrielli, intervenuto in conferenza stampa da remoto a causa della positività al Coronavirus, per fare chiarezza sulla cosiddetta "lista filo-Putin" che ha fatto molto discutere di recente.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza ha detto a chiare lettere che l'attività in questione non ha "nulla a che vedere con l'attività di intelligence". Anche perché ha voluto sottolineare che si tratta di un'attività iniziata non in occasione della guerra in corso tra Ucraina e Russia, ma "addirittura prima del periodo pandemico". Comunque ha tenuto a porre l'accento sul fatto che le opinioni "devono essere sempre rispettate", mentre le fake news sono "cosa diversa".

"No attività su politici e giornalisti"

Gabrielli ha affermato in maniera categorica che tra le persone monitorate dall'intelligence "non ci sono giornalisti né politici". Proprio per tale ragione si è detto abbastanza infastidito "che sul giornale si insinuasse il sospetto che un parlamentare, Vito Petrocelli, fosse oggetto di monitoraggio". E ha sgombrato il campo "da qualsiasi possibile equivoco" su presunte liste di proscrizione.

L'ira di Gabrielli

Gabrielli sostiene che dietro la diffusione del bollettino sulla disinformazione "c'è una mano solerte", giudicato un fatto "gravissimo". Dunque ha garantito che, anche per rispetto nei confronti del Paese, "nulla resterà impunito". Ha riferito inoltre che il report di cui si sta parlando "è lo stesso mandato al Copasir", editato il 3 giugno e ricevuto dalla commissione il 6.

"Il documento è arrivato nella mani dei giornalisti non perché sceso dal cielo. Dovremo dare adeguate risposte", ha aggiunto. Si è espresso senza mezzi termini nei confronti di alcune insinuazioni che sono state avanzate, viste come "lesive della storia di chi cerca di servire il Paese".

Il documento

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ritiene come "il minimo sindacale" la riservatezza del documento, senza dimenticare che "risponde all'esigenza delle persone che sono coinvolte". Ha evidenziato che non è tanto un tema che attiene alla sicurezza nazionale, ma "a salvaguardare le persone che sono citate nei documenti".

Gabrielli ha reso noto che il report "era a conoscenza dello staff" del premier Mario Draghi: i quattro bollettini "non avevano mai evidenziato particolari significative emergenze" che sono state rappresentate specificamente al presidente del Consiglio.

Con Draghi ci sono "quotidiani rapporti" e Gabrielli sostiene di non aver "percepito particolari criticità".

Commenti