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Il vero scandalo Morisi: impiccato da innocente

Archiviazione in arrivo per l'ex guru di Salvini. Distrutta la sua vita privata per colpire il capo

Il vero scandalo Morisi: impiccato da innocente

Sono passate solo due settimane tra la notizia che Luca Morisi era indagato e la notizia che sarà quasi certamente archiviato. Proprio in mezzo alle due settimane, le elezioni amministrative. La tempistica della vicenda ha insospettito la Lega, Salvini non ha evocato complotti e «manine» misteriose, ma lo ha fatto intendere. E i dubbi si rafforzeranno nel leader leghista, molto amico del suo ex consigliere social, alla luce della ormai scontata archiviazione del caso: «Scagionato dalle accuse il giorno dopo le elezioni! Strano...» scrive infatti la Lega sui propri canali social.

Un caso tenuto in piedi in queste due settimane con costanti aggiornamenti a luci rosse sui dettagli degli incontri con gli escort rumeni, pubblicazione di chat scabrose (con dettagli fondamentali su chi fosse quello «attivo dominante» a letto), sputtanamento senza pietà dell'ex spin doctor (che pubblicamente confessato di avere «fragilità esistenziali irrisolte» e bisogno di cure psicologiche). Una vicenda che era parsa subito poco chiara, contradditoria, visto che la versione iniziale dei rumeni (fornita in una intervista simultanea proprio ai due quotidiani che avevano avuto in anteprima la notizia dell'indagine) era che la «droga dello stupro» l'avesse fornita Morisi, circostanza che invece è ormai emersa come un falso dall'analisi delle chat. Nessuna «cessione di stupefacenti», l'ipotesi di reato iniziale che è bastata per descrivere Morisi come uno spacciatore. Invece l'ipotesi attuale più probabile è che la Procura non ritenga neppure necessario interrogare l'ex braccio destro di Salvini, dato che come sia andata la vicenda è ormai abbastanza chiaro. L'archiviazione sarebbe il passaggio subito successivo. Così, in meno di venti giorni, tutta la storia si è sgonfiata, rivelandosi per quello che è, una storiaccia personale, senza risvolti penali. Ma tutto proprio a ridosso delle comunali. «Sulla Lega hanno fatto guardonismo, sono sicuro che non ci sarà nessun reato» aveva detto l'altro giorno Salvini, intervistato da Mario Giordano su Rete 4 a «Fuori dal coro». Che a ridosso delle elezioni «la Lega sia scomoda è qualcosa di risaputo e che non rende giustizia a certo giornalismo di sinistra». La tempistica è nota: il fatto risale a metà agosto, ma per un mese e mezzo non se ne sa nulla. Morisi si dimette dal suo incarico, motivandolo con ragioni famigliari, e anche del suo passo indietro non viene reso noto niente. Salvo poi uscire (non si sa bene da quale fonte) a fine settembre, prima le dimissioni di Morisi, e poco dopo lo scoop sull'indagine per droga. Succede il 27 settembre, sei giorni prima delle elezioni.

Le amministrative non sono andate bene per la Lega, alcuni sondaggisti ritengono che il caso Morisi possa aver pesato a livello elettorale. «Non ho detto niente prima del voto perché non voglio cercare alibi» ha detto Salvini. I sospetti nella Lega guardano al Viminale, ministero che custodisce segreti utili all'occorrenza, dove Salvini non si è fatto amici attaccando quotidianamente la gestione degli sbarchi. La vicenda però è ormai prossima ad esaurirsi, anche i dettagli pruriginosi, relativi ad una sola serata, sono agli sgoccioli. La pubblicazione delle chat ha lasciato perplessi molti anche fuori dalla cerchia del leader della Lega. «La diffusione e la pubblicazione delle chat di Morisi è un atto di barbarie inaccettabile in un paese civile. Le sue e quelle di chiunque altro» scrive Guido Crosetto, commentando gli articoli del Corriere della sera. «Morisi archiviato. Il giornalismo guardone no» twitta Pierluigi Battista, ex editorialista proprio del quotidiano di via Solferino. «Sui giornali ci sono, parola per parola, le chat con i messaggi tra Morisi ed i suoi interlocutori. Atti di indagine, in piena fase istruttoria. Vietatissimo. E nessuno si scandalizza.

Perché a qualcuno la pubblicazione fa comodo per sputtanarlo, a qualcun altro per scagionarlo» scrive sui social Enrico Costa, deputato di Azione.

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