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I bancomat vanno in panne

Commercianti e albergatori si fanno pagare in contanti

I bancomat vanno in panne

Alexis Tsipras chiede coraggio con il referendum, ma per ora la Grecia risponde con la paura. È questo il sentimento maggiormente diffuso per le strade elleniche in una domenica surreale, con poca voglia di ouzo e molta di mettere al sicuro il poco o il molto che si ha. Anche ieri c'è stata una folle corsa ai bancomat, con lunghe file e con 500 macchinette, sulle 7mila complessive, che si sono surriscaldate per il troppo uso. Code anche dinanzi ai distributori di carburante e ai negozi di alimentari, con la pasta italiana regina degli acquisti.

Iannis è un autotrasportatore che da trent'anni fa la spola tra Grecia e Italia. Per non affondare, tra fatture arretrate e nuove tasse, ha acquistato un camion registrandolo in Bulgaria. «È l'unico modo per cercare di lavorare e non far morire il giro», dice mentre è in viaggio verso l'Emilia Romagna. Nikos è editore da tre generazioni, ma con la crisi non si vendono più giornali e lui ha chiuso anche i cinquanta giornalai che gestisce nella Grecia centrale. Ora guarda alla produzione di tabacco come nuova frontiera per la sua azienda.

Chi fa affari con il turismo chiede espressamente ai vacanzieri di pagare cash: gli europei con euro, gli americani e gli arabi con dollari, i russi con rubli. Non si sa mai che queste valute possano tornare utili tra qualche tempo. Ma l'emergenza non è solo contingenza di oggi. Sin dallo scorso dicembre, quando si era palesata la possibilità di elezioni anticipate che quasi certamente avrebbe vinto Tsipras, tantissimi erano stati i cittadini greci che avevano già ritirato la maggior parte dei contanti dai conti correnti. Alcuni addirittura avevano scelto di investire in macchinari industriali italiani, o in immobili a Londra, acquistando in fretta e furia appartamenti e box per auto. Altri - come i medici, avvocati ed architetti ormai in panne - stanno in queste settimane tentando di riconvertire il proprio business, puntando su green-economy e agroalimentare, due settori praticamente ignorati dai greci negli ultimi vent'anni.

Il tutto pur di non lasciare un capitale immobile in banca che, non solo rischierebbe la svalutazione del 40% in caso di ritorno alla dracma, ma non sarebbe al sicuro neanche in caso di prelievo forzoso, proprio come fatto a Cipro.

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