Verso il premierato: la norma anti-ribaltone una tutela per il Colle

Il testo arriverà domani in Consiglio dei ministri. Possibili modifiche sull'incarico post sfiducia ma niente stravolgimenti. Italia viva: "Ci siamo"

Verso il premierato: la norma anti-ribaltone una tutela per il Colle
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Il premierato è la mossa del governo di centrodestra per garantire stabilità politica agli italiani. Il giorno chiave è domani, quando si riunirà il Consiglio dei ministri. Intanto la maggioranza, in un clima di dialettica costruttiva e di compattezza, riflette su alcuni possibili accorgimenti da apportare alla bozza. La sensazione è che alle porte non ci siano rivoluzioni sostanziali rispetto a quanto emerso, anzi.

Certo, il presidente del Senato Ignazio La Russa (nel tondo) ha fatto sapere di avere delle perplessità sulla cosiddetta norma anti-ribaltone. La Russa preferirebbe una ricetta più diretta, come ha fatto sapere a Repubblica: «Voglio essere sincero, io toglierei quel meccanismo che prevede che, una volta caduto un premier, possa nascere un altro governo con un altro presidente del Consiglio, a patto di essere sostenuto da chi ha votato almeno una volta la fiducia al precedente esecutivo». Al momento, quella parte del testo prevede che, con un premier sfiduciato, possano esistere altre strade: un ulteriore incarico al premier dimissionario, quindi una sorta di secondo tentativo, o un incarico a un esponente della stessa maggioranza dell'esecutivo precedente.

Da quello che trapela da ambienti ministeriali, la norma anti-ribaltone non dovrebbe subire cambiamenti. Possibile qualche precisazione in termini di formulazione. Per esempio sul fatto che l'incarico, dopo una sfiducia, possa essere conferito soltanto a un esponente espressione della maggioranza che ha sostenuto il governo precedente. Oppure si rafforza l'ipotesi che il premier debba sempre essere un eletto e mai un non eletto. Il meccanismo non intaccherà i poteri capo dello Stato, che continuerà anche a nominare i ministri. Come logico, poi, lo scioglimento delle Camere continuerà a essere disposto dal presidente della Repubblica, dopo aver sentito il presidente del Consiglio. Un'altra prassi vigente già adesso. Ma il tema della divergenza tra i poteri resta il cavallo di battaglia propagandistico dell'opposizione. Anche ieri Angelo Bonelli, dei Verdi, ha voluto sottolineare l'importanza storica dell'istituzione Quirinale. Come se il centrodestra, e non è così, stesse per cancellarne la centralità. Bisognerà poi comprendere se la maggioranza in aula sarà allargata o no ai centristi. «Se il governo farà sul serio su questo - dice al Giornale Raffaella Paita, senatrice d'Italia Viva - noi ci saremo. In questo modo saremo più vicini ai cittadini, che chiedono stabilità e un governo che guidi il paese per 5 anni». E ancora: «Così si rafforzano le istituzioni, non si indeboliscono». Poi un passaggio critico verso il governo: «Mi pare però che nella proposta della maggioranza per accontentare tutti si sia molto pasticciato molto la proposta e questo mi preoccupa».

Tra i critici, è spuntato Lamberto Dini, che ha parlato dell'argomento a Un Giorno da Pecora.

«Il difetto maggiore di questa proposta però è che si dà al presidente del Consiglio una legittimità maggiore rispetto al presidente della Repubblica», ha fatto presente. Gianni Alemanno, infine, ha attaccato il centrodestra per la scelta di abbandonare il presidenzialismo: «Un errore», ha osservato.

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