Verso un'intesa sul grano: a breve il via libera di Mosca. Due corridoi per l'export

Dopo aver sempre negato le accuse dei Paesi occidentali di ostacolare l'esportazione di grano ucraino, la Russia annuncia la creazione di due corridoi umanitari

Verso un'intesa sul grano: a breve il via libera di Mosca. Due corridoi per l'export

Dopo aver sempre negato le accuse dei Paesi occidentali di ostacolare l'esportazione di grano ucraino, la Russia annuncia la creazione di due corridoi umanitari nel Mar Nero e nel Mar d'Azov per le esportazioni dei cereali bloccati nei porti ucraini dall'inizio del conflitto. Ma un accordo definitivo ancora non c'è. «È in corso di adozione una serie di misure per garantire la sicurezza della navigazione nelle acque del Mar Nero e del Mar d' Azov. Il pericolo di mine nelle acque del porto di Mariupol è stato completamente eliminato», ha detto il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, in teleconferenza.

Finora Mosca aveva sempre rifiutato di consentire l'uscita di mercantili carichi di generi alimentari, subordinando la creazione dei corridoi ad una parziale revoca delle sanzioni. Ora la ripresa dell'attività dei porti potrebbe contribuire a frenare la corsa dei prezzi dei cereali e scongiurare una crisi alimentare drammatica facendo ripartire le forniture ai Paesi più poveri, dove la chiusura degli scali rischia di provocare rivolte e carestie. La diplomazia non ha mai smesso di lavorare per l'emergenza grano e anche ieri il tema dello sblocco delle esportazioni era all'ordine del giorno dell'incontro ad Ankara tra il premier Mario Draghi e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, che veste i panni di mediatore tra Russia e Ucraina dopo aver ottenuto il pieno sostegno delle Nazioni Unite e l'assenso delle parti coinvolte alla creazione di un centro di controllo a Istanbul per la rotta delle navi attraverso un percorso libero da mine nel Mar Nero. In conferenza stampa, al termine dell'incontro, Erdogan ha detto che i negoziati per un corridoio del grano vanno avanti e che spera si possa arrivare ad un accordo tra Putin e Zelensky, «anche sotto l'ombrello Onu», entro dieci giorni. Per Draghi un accordo tra Russia e Ucraina sul grano avrebbe «un importantissimo valore strategico» perché «nel complesso degli sforzi per la pace sarebbe un primo atto di concordia, un primo tentativo di arrivare a un accordo per un fine che deve coinvolgerci tutti perché ne va della vita di milioni di persone nelle aree più povere del mondo». Il premier ha ringraziato la Turchia per il suo sforzo di mediazione e ha sottolineato la necessità di liberare al più presto le forniture. «Il gruppo di lavoro in cui la Turchia ha un ruolo centrale deve garantire che non ci siano attacchi russi e che le navi non portino armi. Le tre parti Onu, Nazione Unite e Ucraina ci sono, si sta aspettando l'adesione del Cremlino», ha detto Draghi.

Erdogan, intanto, nonostante l'intenzione di rimanere neutrale tra le due parti in conflitto, si trova a dover decidere cosa fare della nave russa sequestrata nel Mar Nero dalle autorità turche. Si tratta della Zhibek Zholy, che trasporta settemila tonnellate di grano. Per Kiev sono state sottratte illegalmente e per questo le autorità ucraine hanno chiesto al governo turco di bloccarla nel porto di Karasu. Il carico sarebbe stato rubato dai territori occupati durante il conflitto e i russi starebbero cercando di venderlo ai Paesi compiacenti. Un'accusa che non sembra del tutto campata in aria. Diverse inchieste giornalistiche la avrebbero confermata e non sembrerebbe escluderlo neppure le parole di Yevgeny Balitsky, capo della regione ucraina di Zaporizhzhia occupata dai russi. Parlando con l'agenzia di stampa Tass, infatti, Balitsky ha espresso l'intenzione di vendere grano a Paesi del Medio Oriente, in particolare Iraq, Iran e Arabia Saudita.

Altre due navi straniere, infine, sono state sequestrate nel porto di Mariupol dall'autoproclamata Repubblica di Donetsk riconosciuta dalla Russia e ritenute «proprietà dello Stato». Una batte bandiera della Liberia, l'altra di Panama. L'armatore della prima ha affermato di essere stato informato del sequestro via e-mail il 30 giugno, definendolo illegale e «contrario a tutte le norme del diritto internazionale».

L'armatore ha aggiunto che la nave è stata colpita da un bombardamento il 20 marzo e che il suo equipaggio di 19 membri era stato portato con la forza a Donetsk dall'esercito russo e rilasciato un mese dopo. Sarebbero più di 80 le navi straniere bloccate nei porti ucraini.

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