Il vertice dei senatori azzurri per preparare la spallata a Renzi

Oggi la riunione: smentite le nuove voci di un Nazareno-bis

Il vertice dei senatori azzurri per preparare la spallata a Renzi

Roma Il sospetto, tra gli azzurri, resta: «Ma c'è qualcuno tra noi che sotto sotto fa il tifo per tornare a fare da stampella a Renzi?». Chissà se la domanda verrà posta anche stasera quando il gruppo dei senatori si riunirà in conclave. Sulla carta la risposta dovrebbe essere un coro di «no». A meno che non si rimandi il responso al più classico «Deciderà Berlusconi, il leader è lui». Sta di fatto che Forza Italia ufficialmente è ancorata all'opposizione e si accinge a pianificare la prossima battaglia d'autunno contro Renzi. Quello potrebbe essere il combattimento clou, quello della spallata. In effetti, sulla carta, il premier rischia. È evidente, quindi, che i forzisti cercheranno di cavalcare quella che pare essere una vittoria quasi certa. Non solo: in molti soffrono l'attuale gelo con gli alleati del Carroccio e di Fratelli d'Italia. E quale miglior occasione per ricucire i rapporti con la comune battaglia sul referendum? A questo proposito domani si terrà una riunione dei gruppi del centrodestra per coordinare le prossime mosse in vista del referendum: una specie di assemblea dei senatori di Forza Italia, Lega, Gal, Idea e Conservatori. Lo scopo: serrare i ranghi e dare una benefica immagine di unità delle opposizioni.

C'è però anche chi sostiene che qualche azzurro stia lavorando perché si apra una sorta di trattativa con il premier. Oggetto del contratto: modifica alla legge elettorale con il premio alla coalizione anziché alla lista in cambio di un'opposizione all'acqua di rosa anche sul fronte del referendum. Un'ipotesi, però, che non trova conferme e viene smentita dal capogruppo al Senato Paolo Romani: non c'è e non ci sarà alcuna baratto. Opposizione senza se e senza ma, quindi.

Il vero dilemma resta il «dopo»: se Renzi perde e mantiene la parola (anche se in pochi sono pronti a scommetterci) dovrà lasciare Palazzo Chigi. E poi che potrebbe accadere? Inutile nascondere che qualcuno pensa, in quel momento, di riavvicinarsi al premier disarcionato.

Renzi sarebbe debole e quindi maggiormente plasmabile. In ogni caso nessuno si spingerà a parlare di quell'ipotesi né oggi né tantomeno domani al «conclavino» del centrodestra. Più facile sentire un «deciderà Berlusconi».

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