Politica estera

Il vertice Usa-Giappone-Corea fa infuriare la Cina

Biden: "Cooperazione forte". Ma Pechino tuona: "Cricche esclusive minano la stabilità"

Il vertice Usa-Giappone-Corea fa infuriare la Cina

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Joe Biden compatta le alleanze militari con Giappone e Sud Corea in uno storico vertice a Camp David, presentando una «nuova era di cooperazione» di fronte all'ascesa della Cina e alle minacce nucleari della Corea del Nord. Un incontro, quello tra il presidente Usa, il premier nipponico Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, al termine del quale sono stati annunciati «passi significativi» per migliorare la cooperazione trilaterale in materia di sicurezza, compreso l'impegno a consultarsi a vicenda in tempi di crisi, che ha scatenato l'ira del Dragone.

«I tentativi di formare gruppi e cricche esclusive e di portare il confronto tra blocchi nell'Asia-Pacifico sono impopolari e susciteranno sicuramente vigilanza e opposizione nei Paesi della regione», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. «La comunità internazionale ha un proprio giudizio su chi sta creando contraddizioni e aumentando le tensioni», ha aggiunto, invitando piuttosto le due Nazioni a lavorare con la Cina per «rivitalizzare l'Asia orientale», perché «bisogna sapere dove si trovano le nostre radici». Mentre Pyongyang, all'apertura del summit, ha detto di aver fatto decollare i jet in risposta a quella che ha definito l'incursione di un aereo spia statunitense.

Nella residenza dei presidenti americani sulle montagne del Maryland, intanto, i tre leader hanno trovato l'accordo su un piano di esercitazioni militari pluriennali (andando oltre le esercitazioni una tantum in risposta alla Corea del Nord), un coordinamento e un'integrazione più approfonditi sulla difesa dai missili balistici, una migliore condivisione delle informazioni (inclusi dati in tempo reale su Pyongyang), comunicazioni sulle crisi, coordinamento politico, e l'impegno a tenere vertici ogni anno. «I nostri Paesi sono più forti e il mondo più sicuro quando restiamo uniti», ha affermato Biden aprendo i lavori, e sottolineando che «rafforzare i legami tra le nostre democrazie è da tempo una priorità per me». Quindi, ha assicurato l'intenzione dei tre di «rinnovare la determinazione a servire come forza del bene in tutto l'Indo-Pacifico e, francamente, in tutto il globo». Yoon, da parte sua, ha parlato di «nuovo capitolo che ha un grande significato»: quello di ieri sarà ricordato come un «giorno storico in cui abbiamo stabilito una solida base istituzionale e impegni per la partnership trilaterale», ha proseguito, «le sfide che minacciano la sicurezza regionale devono essere affrontate rafforzando l'impegno a lavorare insieme». Anche Kishida ha detto che con il vertice stiamo facendo una «nuova storia», con una collaborazione in vaste aree tra cui sicurezza economica, cooperazione tecnologica e tenuta delle catene di approvvigionamento.

L'obiettivo del summit era infatti proprio quello di sancire un salto di qualità istituzionalizzando la cooperazione trilaterale per rendere più difficile per futuri leader di sfilarsi dall'alleanza. Anche perché Yoon costituzionalmente non potrà servire per più di un mandato, che termina nel 2027. Inoltre rappresenta una vittoria significativa per Washington che da anni fa pressioni su Seul e Tokyo per superare le controversie dopo l'occupazione nipponica della penisola durata 35 anni e terminata nel 1945 con la resa incondizionata annunciata dall'imperatore Hirohito. E il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, prima del vertice, ha rispedito al mittente le critiche cinesi: «Non è una Nato per il Pacifico e non è una partnership contro nessuno. Abbiamo decenni di collaborazione con Corea del Sud e Giappone.

La novità è che stiamo unendo questa collaborazione per rafforzare la stabilità dell'area».

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