Il vescovo dei migranti e i soldi tolti alla Curia: «Ma io ho denunciato»

Accusato di appropriazione indebita, Mogavero nega ogni responsabilità: «Indagato per far emergere la verità»

Serena SartiniMonsignor Domenico Mogavero è sereno, ha terminato la sua visita pastorale a Salemi, ha affidato la sua difesa a due legali, e ora confida nella giustizia. Il vescovo di Mazara del Vallo, finito sotto inchiesta con l'accusa di appropriazione indebita di 180mila euro dalle casse della curia, si dichiara estraneo alla vicenda: nessuna sottrazione di denaro dai conti della diocesi a conti personali. «Non vi sono prove fornite attraverso testimoni ha detto Stefano Pellegrino, uno dei due avvocati intervistato da Tv2000 - si tratta di prove documentali che escludono ogni responsabilità del vescovo che in relazione a questi fatti è persona offesa così come si era già qualificata l'anno scorso quando denunciò i fatti».«Può capitare che per fare emergere tutta la verità e fare pulizia, si debba assumere, anche se temporaneamente, per esigenze di copione processuale, la veste di indagato», hanno aggiunto i difensori. «L'indagine è stata determinata da una precisa volontà del vescovo di denunciare, al primo sospetto, la irregolarità gestionale del servizio economato della diocesi. Monsignor Mogavero si legge in una nota ha provato di aver gestito con trasparenza le libere offerte dei fedeli istituendo un conto corrente per la tracciabilità della gestione delle attività caritatevoli in contanti o mediante titoli, contrariamente a quanto avveniva precedentemente». In particolare, in merito a un bonifico di 100mila euro, del quale il vescovo sarebbe stato il beneficiario, «è stato provato, accertato e documentato tramite il codice Iban che risulta addebitato sul conto diocesano acceso presso la Banca Prossima e accreditato regolarmente a Ernesto La Magna, artista che ha realizzato le opere sacre nella nuova chiesa di Pantelleria, sul conto corrente aperto presso la Banca Monte Paschi di Siena, e non su quello del vescovo. Mai il vescovo si è appropriato o ha sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o di altre utilità». Nell'indagine sugli ammanchi, oltre a Mogavero, risulta indagato anche don Franco Caruso, ex economo della stessa diocesi, che il vescovo aveva «rimosso» dopo essersi accorto, tra aprile e maggio 2014, dei notevoli debiti accumulati dalla Curia dai suoi predecessori. Fino al 2008, infatti, i conti della diocesi siciliana erano in attivo; poi sotto la gestione di Caruso aveva accumulato debiti per 5 milioni e mezzo di euro. Secondo gli inquirenti, don Caruso, ora parroco a Santa Ninfa, avrebbe intascato 120mila euro grazie a prelievi di contanti dai conti della curia. Il sacerdote è accusato anche di malversazione e avrebbe inoltre speso 250mila euro destinati a interventi caritatevoli per altre finalità. Una parte del denaro sarebbe finito a don Vito Caradonna, prete di Marsala sospeso a divinis dopo la condanna per tentata violenza sessuale su un uomo e ora sotto processo a Marsala.«I fatti risalgono agli anni 2010-2011 e attengono ad anomalie nella gestione dell'economato della Curia rilevate e denunciate alla procura dallo stesso vescovo lo scorso anno», concludono i legali.

Fu Papa Benedetto XVI ad inviare monsignor Mogavero a Trapani per commissariare l'allora vescovo Francesco Miccichè dopo un'inchiesta su truffe ai danni della Curia trapanese da un sacerdote, don Ninni Treppiedi. Il vescovo, ora in pensione, avrebbe utilizzato centinaia di migliaia di euro dell'otto per mille per comprare ville e immobili, tra cui un bed&breakfast.

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