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"Vi racconto le mie figlie: Giorgia è marziale, Arianna empatica"

La mamma della premier e della responsabile di Fdi: «Da adolescenti? Sempre in sezione»

"Vi racconto le mie figlie: Giorgia è marziale, Arianna empatica"

Anna Paratore, madre di Giorgia e Arianna Meloni, apre uno sguardo intimo sulle sue figlie: il Natale lontano dai riflettori, i riti familiari, un'adolescenza vissuta più in sezione che in discoteca, i caratteri diversi delle due sorelle. Ne emerge il ritratto di una famiglia forgiata dalla politica, capace di sostenerne il peso come una vocazione prima ancora che come una scelta.

Natale e Atreju spesso coincidono. Che periodo è per lei?

"È sicuramente una maratona impegnativa, soprattutto per le mie figlie. Io ho tirato i remi in barca da tempo, non mi stresso più. Sono pochi giorni all'anno, davvero pochi, in cui possiamo stare un po' in famiglia tra di noi, parlare non di politica e fare cose diverse da quelle che fanno tutti i giorni. Arianna cucina molto bene: in passato ha fatto corsi al Gambero Rosso, è una grande appassionata di gastronomia ed è bravissima. Quando cucina lei è sempre un piacere".

C'è una caratteristica di Giorgia che ancora oggi la stupisce?

"In realtà di cose che non mi spiego ce ne sono tante (ride, ndr). Ma, checché se ne creda, sono persone molto normali. Per me restano sempre bambine. Nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni, nonostante l'esposizione mediatica alla quale sono sottoposte, sono rimaste le ragazze di sempre. Non si sono esaltate, non si sono fatte trascinare dall'apparenza o dalla mediaticità. Quello che mi stupisce di più è che non si sono fatte corrompere dai riflettori, dal senso di importanza, dai fasti. Sono rimaste umili, ed è tutt'altro che facile".

E Arianna, com'è nel privato?

"Arianna ha una grande empatia. È quella che chiamo la dama della lampada, fa un po' la crocerossina. Ha una sensibilità particolare, una capacità di prendersi cura degli altri molto forte".

Se potesse dire una sola frase alle sue figlie, lontano da microfoni e telecamere, cosa direbbe oggi?

"Avrei detto: potevate fare un altro lavoro. Magari le cantanti rock (sorride, ndr). Meglio per voi, meglio per la vostra tranquillità, meglio per la pressione che subite. Ma è andata così. Ormai la politica è una routine, è talmente radicata nelle nostre vite che non se ne esce. Non c'è nulla di diverso che direi oggi".

Qual è il valore più importante che ha cercato di trasmettere loro come madre?

"La lealtà, mantenere fede alla propria parola. È una cosa che ci accomuna molto. Da questo punto di vista sono quasi bulgare: estremamente leali e corrette. Giorgia ha un senso del dovere fortissimo, totale. Arianna invece ha una capacità empatica più accentuata. Sono caratteristiche che si portano dietro sin da bambine".

Quando erano adolescenti, cosa la faceva più arrabbiare e cosa la faceva sorridere di più?

"Tutto. Tutto quello che fanno gli adolescenti. Solo che mentre gli altri ragazzi andavano in discoteca, le mie figlie andavano in sezione. Erano sempre di corsa, non c'erano mai. Avevano lo spirito di ribellione tipico di quell'età, ma non proiettato sul divertimento: sulla politica. Erano incontrollabili".

Se dovesse scegliere una canzone per descrivere l'una e l'altra?

"Giorgia è difficile: non una canzone d'amore. È un'amante della musica lirica, cosa che pochi sanno. Fin da bambina restava incantata quando in televisione trasmettevano La Bohème. Non abbiamo una tradizione familiare in questo senso, è stata una passione nata da sola. Se devo descriverla musicalmente, non è una canzone ma una sinfonia di Shostakovich: quella tensione continua, quella disciplina rigorosa, quasi marziale, nel voler fare le cose per bene e arrivare all'obiettivo. Arianna invece è Sì, viaggiare di Lucio Battisti: più leggera, delicata".

C'è un gesto o un'abitudine che ancora oggi vi fa sentire "a casa", anche se vi incontrate poco?

"Sì, abbiamo un rito. Il giorno del mio compleanno festeggiamo solo noi tre. Sono banditi tutti gli altri. È una regola che ho imposto io. Andiamo a cena sempre e solo noi tre: è l'unica sera in cui siamo davvero insieme. Diventa una sorta di confessionale. Ci diciamo le cose solo tra noi".

C'è un giorno qualunque che ricorda più di tanti momenti decisivi?

"Non c'è stato un momento preciso, ma ce n'è uno in cui ho capito che si erano imbarcate in qualcosa di serio. Quando Giorgia venne candidata alle elezioni provinciali di Roma come tappabuchi. Pensavamo fosse una cosa temporanea, qualche volantino fatto col ciclostile. Invece venne eletta. Ricordo la sera della vittoria a piazza Santi Apostoli: una delle prime vittorie della destra. Ci tirarono bottiglie d'acqua dall'alto, per fortuna di plastica. E lì pensai: Oddio, questa fa politica sul serio. Aveva 21 anni".

Ricorda la nascita di Fratelli d'Italia? Ieri è stato l'anniversario della fondazione.

"Molto bene. C'era un lavorio continuo: dibattiti, incontri, discussioni. Le dissi: Sai bene quello che fai?. Le avevano promesso mari e monti per restare nel Popolo della Libertà, ma lei non si sentiva a suo agio, non condivideva molte scelte. Mi disse: Io così non ci voglio stare. Non ha mai avuto interesse per la poltrona. In casa, su questo, non ci sono mai stati grandi problemi".

Nel tempo libero, oggi, a cosa

si dedica?

"Quest'anno niente mercato di Natale di Sora, perché la mia amica con cui vado di solito non poteva. Mi sono dedicata alle icone: una bella lotta, non è facile, ma sono molto soddisfatta del risultato".

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