"Vi svelo le manovre di Grasso per aiutare il governo e il Pd"

Il senatore leghista: "Così mi ha costretto a presiedere il Senato nella seduta sul bilancio. E non ho potuto votare no"

"Vi svelo le manovre di Grasso per aiutare il governo e il Pd"

«La puzza di bruciato io l'ho sentita subito».

Presidente Calderoli, cosa fa, il rabdomante?

«Io sento il clima in aula. E l'altra sera mi sono detto: “La maggioranza sta sottovalutando il voto”».

Il governo poi se l'è cavata per un voto: il rinvio del pareggio di bilancio è passato con 161 voti. E l'aiuto decisivo dell'ex grillino Luis Orellana. Renzi ha schivato per un soffio una figuraccia davanti all'Europa e alla troika. E qualcuno ha fatto notare che se Roberto Calderoli non avesse presieduto l'assemblea di Palazzo Madama forse le cose sarebbero andate diversamente.

È così senatore?

«No guardi, i giornali hanno capito poco o niente. Il mio voto non avrebbe modificato gli equilibri. Perché la maggioranza era comunque a quota 161. La maggioranza assoluta».

Ma nel dubbio?

«Ma quale dubbio. Semmai si rivolga al presidente Grasso».

Grasso?

«Grasso è sceso in aula un po' prima delle venti».

È importante? Non siamo dentro un romanzo giallo.

«Mi faccia finire. Noi vicepresidenti ci alterniamo alla guida di Palazzo Madama con i turni decisi da un algoritmo. Chiaro?».

Chiaro.

«Dunque, prima di me presiedeva Linda Lanzillotta, maggioranza. Il suo turno scadeva alle 20. Ed ecco che all'improvviso arriva Grasso».

Lei?

«Mi sono detto: perfetto. Alle 20 quando inizia il mio turno, c'è lui e io posso votare come mi pare. Così al mio banco ho iniziato tranquillamente la fisioterapia alle dita acciaccate».

Invece?

«Dopo una mezz'ora i funzionari mi dicono “Guardi che dovrebbe presiedere lei”. E infatti Grasso se n'è andato».

Domanda maligna: forse Grasso temeva che dopo la Lanzillotta fosse il turno di Valeria Fedeli, Pd, e dunque aveva messo in conto di dare una mano alla maggioranza?

«Domanda respinta. La giri a Grasso. Però su un punto le vengo incontro».

Quale?

«Nei momenti importanti, e questo lo era, il presidente del Senato dovrebbe avere la sensibilità di presiedere l'assemblea così da dare ai quattro vicepresidenti la possibilità di votare liberamente».

Invece Grasso è rimasto lì giusto il tempo del cambio di turno?

«È un dato di fatto. E così sono stato costretto a guidare. Ripeto: il mio voto non avrebbe cambiato il risultato».

Ma il governo sarebbe stato sconfitto se a dirigere l'orchestra ci fosse stata la Fedeli.

«Vero. Forse Grasso non conosceva i turni. Ma toccava a me».

E lei non si è sottratto?

«Io non fingo ruzzoloni giù dalle scale. Io faccio le battaglie di opposizione alla luce del sole. Quando comando le operazioni faccio la mia parte istituzionale fino in fondo».

Quel voto sul filo di lana è frutto del caso?

«Mettiamola così: questo Parlamento è stato eletto prima di Renzi. È figlio di un'altra epoca».

E rema contro?

«Il Parlamento è una macchina complessa. E il differenziale di ciascun senatore aumenta quando il senatore capisce di poter essere decisivo. Ci sono tanti transeunti dalle nostre parti. E c'è un'aria strana che ricorda quella del governo Prodi».

Renzi?

«Li avrebbe già mandati a stendere se non ci fosse lo spauracchio della troika».

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