Il vice prefetto e il boss: "Una bomba per vendetta"

Con l'aiuto della 'ndrangheta, Giovanni Daveti voleva far saltare l'auto di un presunto truffatore

Il vice prefetto e il boss: "Una bomba per vendetta"

«Ho guardato, ho guardato la mia situazione...loro mi hanno fatto dei versamenti...hanno fatto figurare che ho fatto i versamenti. Tanto poi vanno tutti nel mucchio...non vanno mica i soldi in un canale dove c'è scritto Daveti Giovanni! Vanno tutti nel mucchio. Sicché non sono neanche in grado loro di dire». A parlare è il vice prefetto Giovanni Daveti, arrestato ieri dalla Guardia di Finanza di Livorno, che parla in auto, intercettato, con l'amico Gian Carlo Cappelli, livornese, anche lui coinvolto nell'operazione Viceré, compiuta dalle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Livorno su ordine del Procuratore Capo Ettore Squillace Greco.

Nove le misure cautelari personali emesse dal gip del tribunale labronico, Marco Sacquegna, di cui due in carcere e le restanti domiciliari. L'indagine ha portato alla denuncia di altre 27 persone, responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere, porto abusivo di esplosivi, contrabbando di 9 tonnellate di sigarette, indebita compensazione di debiti tributari tramite compensazioni fittizie, illecita sottrazione al pagamento di accise anche mediante falso in documenti pubblici informatici. L'operazione è riuscita a portare alla luce l'attività posta in essere da un gruppo criminale costituitosi a Livorno e che aveva lo scopo di commettere frodi fiscali.

Cuore dell'associazione a delinquere erano il viceprefetto Daveti, 66 anni, dirigente della Prefettura di Livorno, ma preposto alla reggenza dell'ufficio distaccato dell'Isola d'Elba e Giuseppe Belfiore, 61 anni, pluripregiudicato, affiliato a una delle cosche della 'ndrangheta operanti in Piemonte, mandante dell'omicidio del Procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso il 26 giugno 1983. Delitto per cui è stato condannato all'ergastolo, con sentenza irrevocabile, il fratello dell'arrestato. Gli altri fermati sono Tonino Fellitto, dottore commercialista di 50 anni di Torino, Giovanni Faiello, 41 anni, livornese, Gian Carlo Cappelli, 53 anni di Livorno, Davide Alpi, 53 anni di Faenza, Mattia Boschi, 40 anni di Faenza, Vitantonio Danese, 38 anni di Trani e Giambattista Ancarani, 66 anni di Faenza. Tra le varie attività illecite compiute dal viceprefetto anche la pianificazione di un ordigno per vendicarsi nei confronti di un presunto truffatore. Lo scorso novembre uno degli indagati fu fermato con 4 cariche esplosive a bordo della sua auto. Il viceprefetto, come si legge nelle intercettazioni, era destinatario di cartelle esattoriali per oltre 115mila euro. Grazie all'appoggio del sodalizio criminale era riuscito ad abbattere la pendenza debitoria sfruttando, in compensazione, crediti Irpef inesistenti.

Il sistema utilizzato prevedeva il frazionamento dell'importo complessivo dovuto all'erario in somme di entità inferiore. Il caso, però, non era isolato. Condotte analoghe erano tenute anche da altri soggetti, poi fermati. Gli arrestati sono risultati essere coinvolti anche in un traffico illecito di 9 tonnellate di tabacchi.

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