Tra vie deserte e negozi blindati la giornata della Capitale fantasma

Atmosfera surreale nella città col fiato sospeso in attesa dei cortei. E i turisti hanno festeggiato: selfie al centro della strada

Tra vie deserte e negozi blindati la giornata della Capitale fantasma

Roma - Una giornata particolare. E per fuggire dalla pazza folla non serviva nemmeno una terrazza, ieri a Roma. Bastava passeggiare nella terra di nessuno tra un corteo e l'altro, tra una zona verde e una zona blu, tra una via chiusa al traffico e un'altra transennata dai blindati e guardata a vista da poliziotti o carabinieri in assetto antisommossa.

Se tutto intorno il clima è da preludio alla guerriglia (che non c'è stata), ecco che sul tratto di lungotevere tra ponte Garibaldi e ponte Palatino sembra invece l'alba dei morti viventi o - per non scomodare l'apocalisse zombie - l'alba del 15 agosto. Una città fantasma. La strada è deserta, i ponti sono deserti, i pochi turisti se ne stanno affacciati sul Tevere, grattachecca d'ordinanza in mano, a guardare a bocca aperta verso il cielo azzurrissimo l'unica fonte di rumore oltre alle grida dei gabbiani: un elicottero della polizia che sorveglia i serpentoni in marcia laggiù nella pancia della capitale.

Anche piazza Bocca della Verità, tra un corteo mattutino dei federalisti europei e l'arrivo nel pomeriggio della manifestazione della sinistra movimentista «Eurostop», è sospesa nel tempo. I turisti chiedono di passare per fotografare il più famoso tombino del mondo, che però è stato coperto da pannelli in compensato per prevenire atti vandalici. Così tra il tempio di Ercole e quello di Portuno restano solo piccioni e gabbiani che passeggiano perplessi sulla ghiaia, per avventurarsi poi sui sanpietrini insolitamente sgombri da auto e motorini.

Anche via di San Teodoro, col suo affaccio sul Foro, senza il rumore dei motori sembra tornata indietro di qualche secolo, e un gattone grigio ne approfitta per acciambellarsi al centro della carreggiata, di fronte al tempietto ortodosso che dà il nome alla strada, come se il traffico fosse sparito per sempre. Invece questa desertificazione è un effetto collaterale e temporaneo di questa giornata di celebrazioni e proteste in salsa europea. L'effetto è straniante, come lo è vedere una fila di mezzi della polizia correre sul lungotevere in controsenso e imboccare sempre in controsenso il ponte Palatino, che però a Roma si chiama «ponte Inglese» perché ha le corsie invertite, e quindi sembra tutto regolare.

I romani in casa o in strada. I turisti in giro, intimiditi ma curiosi, e affascinati non tanto dalla «caciara» dei cortei, quanto da questi spiragli di pace assoluta e silenzio, che a Roma - di giorno, poi - sono una vera rarità. Una ragazza francese respinta dai vigili urbani alle transenne di via de' Cerchi sbuffa spazientita.

Il suo compagno la prende per mano e la porta verso il Circo Massimo, la abbraccia e i due si scattano un «selfie» di consolazione al centro della strada, senza nemmeno rischiare la vita. Il pizzardone se la ride. «Mi sembra il 1973, ero un ragazzino, quando c'era la crisi petrolifera e le domeniche a piedi». E quando l'Europa, oggi sessantenne, di anni ne aveva appena 16.

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