Cronache

Il vigile posteggia l'auto nel posto per i disabili. Gogna social: lui si spara

Aveva chiesto scusa e fatto una donazione all'Anmic. Ma non aveva placato gli animi

La foto dell'auto nello stallo disabili fotografata dal presidente Anmic
La foto dell'auto nello stallo disabili fotografata dal presidente Anmic

Aveva sbagliato. Uno sbaglio antipatico, difficile da perdonare. Ma uno sbaglio. Aveva chiesto scusa, aveva preteso di pagarne le conseguenze. Intanto però il tribunale dei social aveva già emesso la sua sentenza. Una sentenza attenuanti e senza condizionale, per un povero vigile urbano di quarantatré anni che aveva sempre fatto il suo dovere. Ieri mattina, nel cortile del suo comando, con la pistola d'ordinanza, il vigile Gianmarco Lorito esegue la condanna a morte che i leoni da tastiera avevano emesso contro di lui. Accade tutto a Palazzolo sull'Oglio, nella pianura operosa della Lombardia orientale.

La sua colpa? Avere posteggiato l'auto di servizio in un posto riservato ai disabili. L'inferno si scatena sull'agente alle 13,27 del 24 febbraio, quando sulla pagina Facebook dell'Anmic, una associazione di invalidi, viene pubblicata la foto scattata a Bergamo, davanti alla sede dell'Università. La Seat della Polizia locale di Palazzolo è lì, a cavallo tra le righe bianche e quelle gialle del parcheggio riservato. «Come parcheggiano bene nel posto riservato ai disabili!!», è il titolo. Sotto, una sequela di indignazione, insulti, cattiverie gratuite.

La targa dell'auto è cancellata, ma in una cittadina come Palazzolo è un lampo riconoscersi ed essere riconosciuti. Il vigile va dal suo capo, ammette l'errore, insieme a lui scrive una lettera di scuse. Chiede di potersi multare da solo, gli spiegano che non è possibile. Allora manda un vaglia di cento euro al conto dell'Anmic di Bergamo. Forse spera che sia finita lì. E in effetti, per qualche giorno, la cagnara mediatica si attenua.

Ma domenica scorsa tutto riparte. A rilanciare l'attacco è un gruppo di opposizione di Palazzolo, il Mos, che nella sua carta fondativa dice di richiamarsi alle «radici cristiane della Nazione», ma che la virtù del perdono evidentemente non la conosce. La foto viene rilanciata, «la nostra polizia locale viene beccata con le mani nel sacco». Le scuse e l'obolo vengono sbeffeggiati, «chissà se avranno donato anche i punti della patente per una buona causa... ». E, sotto, ripartono gli insulti al vigile. Ieri, Lorito si spara. Il presidente dell'Anmic commenta: «Si vede che aveva dei gravi problemi personali».

Spiega al Giornale Angelo Marenzi, vicecomandante dei vigili di Palazzolo: «Io non conoscevo la sua vita privata, non so se aveva problemi o se non li avesse, a me era sempre sembrato sereno. Ma qualunque fosse la sua situazione, è chiaro che a fare precipitare tutto sono stati i fatti di questi giorni, la goccia che lo ha fatto crollare è stata questa. Lui sperava che dopo il chiarimento la cosa fosse finita, invece nel fine settimana sono ricominciati gli attacchi. Adesso le pagine Facebook con i messaggi contro di lui sono state rimosse.

Ma noi abbiamo copiato e conservato tutto».

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