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Vince ancora Imamoglu. Lo schiaffo di Istanbul ora fa tremare Erdogan

Il candidato dell'opposizione sconfigge l'uomo del sultano. Che si scopre più debole

Vince ancora Imamoglu. Lo schiaffo di Istanbul ora fa tremare Erdogan

P er Recep Tayyip Erdogan è stato un calvario per tutto il pomeriggio, terminato la sera con la più cocente delle sconfitte. Il presidente turco ha perso Istanbul, la «sua Istanbul», con un distacco abissale, ottocentomila voti. Tanta la distanza che separava il candidato dell'opposizione Ekrem Imamoglu dall'uomo scelto da Erdogan, l'ex premier Binali Yildirim. Una sconfitta doppia, perché già lo scorso 31 marzo Yildirim era stato superato dal rivale del partito repubblicano Chp, ma di soli 13 mila voti. Erdogan aveva voluto ripetere il voto a tutti i costi e ora ne paga le conseguenze.

«Ha vinto la democrazia. Hanno vinto i 16 milioni di abitanti di Istanbul. Abbiamo chiuso una vecchia pagina e ne abbiamo aperto una nuova», ha esultato il nuovo sindaco dopo che il rivale gli aveva concesso la vittoria. Il leader dell'opposizione ha ottenuto il 54,03 per cento dei voti rispetto al 45,09 di Yildirim. Il partito di opposizione Chp spera che sia il punto di svolta in tutta la nazione. Lo stesso Erdogan aveva detto «chi vince a Istanbul vince in tutta la Turchia». La metropoli è il centro economico, politico e culturale del Paese, il suo melting pot con 15 milioni di abitanti produce un terzo del Pil della nazione. Erdogan ha scalato il potere partendo proprio da Istanbul 25 anni fa. E ciò che teme di più è che Imamoglu possa diventare suo avversario nelle elezioni del 2023.

Imamoglu, 49 anni, già sindaco del sobborgo periferico di Beylikduzu, era uno sconosciuto, un volto nuovo che si è rivelato azzeccato da parte del Chp. Una sorpresa, sottovalutata dal partito di Erdogan, l'Akp, e la ripetizione del voto non ha fatto altro che aumentare i suoi consensi. Associazioni di avvocati, partiti politici hanno coinvolto migliaia di volontari negli oltre 30.000 seggi di Istanbul. La campagna elettorale del neo-sindaco è stata incentrata sull'ottimismo. I suoi slogan erano: «Tutto andrà bene», «Combatteremo per i nostri diritti con un sorriso sul volto» e «Abbraccio chi ci resiste». Una strategia che era agli antipodi rispetto a quella di Erdogan e del suo uomo Yildirim. Nel programma di Imamoglu anche l'economia in crisi della Turchia è stato un punto fondamentale. Così come la volontà di contenere gli sprechi nel bilancio della città, il fornire aiuto alle famiglie più bisognose, il colmare le diseguaglianze e le divisioni nel Paese, particolarmente violente dopo il fallito colpo di stato del 2016 e il conseguente giro di vite.

Erdogan pensava di avere in mano il Paese dopo la vittoria al referendum costituzionale e alle presidenziali dell'anno scorso. Ha accentrato i poteri nella presidenza, scatenato la repressione dei nemici, imbavagliato i media e indebolito l'indipendenza della magistratura. Il tutto mentre la Turchia attraversa un periodo difficile: la lira è crollata del 30 per cento rispetto all'anno scorso, l'inflazione è al 20 per cento e la disoccupazione al 14. Poi ci sono le tensioni internazionali: i rapporti con Washington si sono raffreddati dopo l'acquisto del sistema antiaereo S-400 da Mosca, che secondo gli americani metterebbe a repentaglio la sicurezza della Nato. Ma i problemi toccano anche la «vera» capitale turca, Istanbul. Durante il suo breve mandato come sindaco Imamoglu aveva scoperto che la città aveva un debito di 4,5 miliardi di dollari. Il comune gestito dall'Akp aveva sperperato denaro pubblico, in consulenze, auto, fondazioni di beneficenza vicine a Erdogan. Imamoglu aveva dichiarato: «Questa ingiustizia e dissolutezza finiranno con le elezioni».

Ora farà pulizia, Erdogan permettendo.

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