Il virus paralizza la Cina. Chiusa la Grande Muraglia

Primi tre casi di contagio in Europa a Parigi e a Bordeaux. Falso allarme per una donna a Parma

Il virus paralizza la Cina. Chiusa la Grande Muraglia

Non è più un problema solo cinese. Se in Cina sono stati riconosciuti finora più di 900 casi di polmonite virale con 39 morti, anche negli Usa si contano quattro contagiati, e in Europa i primi tre casi sono in Francia a Bordeaux e a Parigi. Ma il ministro della salute francese Agnes Buzyn avverte che « probabilmente ce ne saranno ancora». Altri casi sospetti si registrano in Scozia (quattro) e in Spagna (due), mentre in Italia, dopo quello poi rientrato di Bari, ieri è stato comunicato il ricovero precauzionale a Parma di una donna arrivata da Wuhan con sintomi respiratori e febbre. In serata le prime rassicurazioni: si tratterebbe di un falso allarme.

La televisione cinese cerca di diffondere messaggi rassicuranti: il problema è serio, ma il partito comunista al potere lo sta gestendo con l'impegno che merita, e tutto andrà bene se la cittadinanza farà la sua parte. E via con le immagini della costruzione a tempo di record nella città di Wuhan, dove la malattia al momento incurabile - ha cominciato a manifestarsi alcune settimane fa, di un ospedale da mille letti dedicato ai malati della nuova emergenza che, da nazionale, rischia di trasformarsi in incubo per tutto il mondo. I media cinesi spiegano che le autorità hanno precettato centinaia di medici militari e civili per inviarli a Wuhan e nelle altre città dove gli specialisti scarseggiano, e lodano i gruppi di dottori e infermieri volontari che da tutti gli angoli dell'immenso Paese stanno partendo per recarsi a prestare la loro opera. E informano che a Wuhan, così come in altre 14 grandi città e nei loro circondari con un totale di 41 milioni di abitanti (due terzi di quella italiana), è stato deciso di bloccare le uscite dalle dieci del mattino di ieri, trasformando di fatto quei formicai umani in giganteschi lazzaretti. Quello che i media ufficiali evitano di sottolineare è il panico che si sta diffondendo in quelle città in quarantena. Solo ieri si è appreso che i primi casi della polmonite 2019-nCoV erano stati osservati a fine dicembre, ma all'inizio le autorità avevano evitato di pubblicizzare la notizia, e solo ora che la situazione è sfuggita di mano, con contagi anche all'estero, Pechino ha deciso di parlare apertamente del problema e di prendere misure adeguate. Ieri mattina, senza preavviso, l'esercito è stato schierato all'aeroporto, alle stazioni ferroviarie e a tutte le vie d'uscita stradali di Wuhan e di altre grandi città della provincia dello Hubei. Tutte le partenze sono state impedite, e la gente ha cominciato a capire che c'è davvero in corso qualcosa di molto serio. A Wuhan, che ha 11 milioni di abitanti, i medicinali cominciano a scarseggiare, e in particolare i kit per i test virologici. Per rispondere al panico della popolazione, è stato disposto che nessun paziente con la febbre possa essere dimesso dagli ospedali, anche se i letti sono insufficienti.

La paura dilaga in tutta la Cina, dove finora sono stati riconosciuti casi di contagio in tutte le province con la sola esclusione del remoto Tibet. In tutto il Paese sono stati cancellati i tradizionali festeggiamenti del Capodanno cinese, che dovevano iniziare oggi, e nelle due principali città di Pechino e Shanghai è stato proclamato lo stato di massima allerta, con misure straordinarie che rendono l'idea della gravità della situazione: nella capitale è stata chiusa la Città Proibita con i principali luoghi d'interesse turistico tra cui lo stadio olimpico «Nido d'uccello», mentre a Shanghai è stata chiusa Disneyland. Chiusi anche i McDonald's in numerose città. Perfino alcuni tratti della Grande Muraglia sono off-limits.

Preoccupa sempre più la diffusione del contagio all'estero.

Il tempo d'incubazione di 14 giorni significa che ormai non basta bloccare le partenze dalla Cina: milioni di persone potenzialmente hanno già diffuso il virus nel mondo. Casi confermati sono già stati registrati non solo in Asia (in Thailandia, Vietnam, Corea del Sud, Giappone, Singapore, Taiwan, Hong Kong e Macao), ma anche negli Stati Uniti.

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