«Visco e l'evasione solo di destra? L'ideologia non combatte le frodi»

RomaOnorevole Enrico Zanetti, sottosegretario all'Economia e leader di Scelta civica, l'ex ministro Visco ha ribadito che l'evasione fiscale ha un connotato sociologico, cioè è «di destra».

«Visco ci ha regalato un'altra perla che entra in una galleria di affermazioni totalmente controproducenti prima ancora che non condivisibili. Sono controproducenti perché stimolano la logica della lotta tribale tra categorie e parti politiche. Chi è interessato a fare politica si entusiasma, chi come me è interessato alla lotta all'evasione ritiene questa strada impercorribile».

La scuola di pensiero di Visco è forte tanto al ministero quanto nelle agenzie governative.

«Nonostante negli ultimi quindici anni Tremonti abbia alloggiato a Via XX Settembre più tempo di Visco, il primo è scomparso mentre il secondo ha molto seguito in tante persone che alla sua area sono riconducibili. L'intero governo fin nelle sue massime rappresentanze, però, non sta usando sull'evasione quelle parole che a Visco piacerebbero e spesso ci critica per questo: il che ci conferma che stiamo seguendo la strada giusta».

In che modo?

«Stiamo affrontando il problema dell'evasione pragmaticamente e non in modo ideologico. Domani verrà stipulato l'accordo con la Svizzera e questo è un passo importante. Non risolve tutti i problemi, ma introduce lo scambio di informazioni e supera il segreto bancario che prima era accessibile solo con l'intervento della magistratura».

Cosa non funziona, invece?

«Come governo non promuoviamo ulteriori aggressioni alla libertà individuale e non cadiamo nel furore dell'ideologia che piace ad alcuni che vorrebbero ridurre il tutto a una lotta dei buoni contro i cattivi. Sul fronte della semplificazione e razionalizzazione, però, ci siamo persi per strada e dobbiamo cambiare passo. Lo dimostrano le difficoltà nell'attuazione della delega fiscale. Auspichiamo un'approvazione a breve della proroga per avere a disposizione qualche mese di lavoro in più».

Qual è il suo bilancio del primo anno di governo Renzi?

«Dodici mesi nel corso dei quali abbiamo portato avanti numerosi provvedimenti di riforma. In particolare, il Jobs Act e poi è stato un merito promuovere una legge di Stabilità espansiva e non restrittiva. Certo, non tutti sono stati premiati, ma le scelte sono state finalizzate alle imprese che assumono dipendenti».

Da liberale come vive in una compagine eterogenea?

«Potendo decidere autonomamente, faremmo scelte diverse ma è abbastanza condivisa

l'esigenza di una maggiore liberalizzazione del mercato e di una semplificazione della burocrazia. Ora, dopo che una parte di Scelta civica ha gettato la maschera confluendo nel Pd, abbiamo spazio per marcare le nostre posizioni».

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