La vita e la morte di Eluana decisa da giudici e ideologie

Un caso costruito ad arte, una legge fatta su misura, una politica senza scrupoli. E una vittima innocente

La vita e la morte di Eluana decisa da giudici e ideologie

L a legge 219 sul testamento biologico include esplicitamente la morte per rifiuto di alimentazione e idratazione, che si può legittimamente ottenere anche se non si è in fin di vita; inoltre non è prevista l'obiezione di coscienza per il medico, che non può più decidere, come si diceva un tempo, in scienza e coscienza, ma è solo l'esecutore della volontà del paziente, e deve compiere gli atti che portano alla morte anche se ripugnano alla sua coscienza. In questo modo si è aperta una via italiana all'eutanasia. Tutto ciò avrebbe meritato una risposta politica da parte di quelle forze che nella legislatura successiva, quella ancora in corso, affermano di ispirarsi ai valori della vita e della famiglia. Almeno sul punto dell'obiezione di coscienza, una correzione sarebbe stata un segnale importante. Ma già durante la campagna per le elezioni dello scorso 4 marzo, i 9 leader dello schieramento di centrodestra si sono dichiarati indisponibili a modificare le leggi eticamente sensibili approvate durante il regno di Matteo Renzi. E con il governo giallo-verde si è ripetuto lo stesso imperativo di Monti: vietato disturbare il manovratore. (...)

CASO COSTRUITO A TAVOLINO

Nel dicembre del 1995 Beppino e sua moglie conoscono Carlo Alberto Defanti, primario neurologo all'ospedale di Bergamo e presidente della Consulta di bioetica, laicissima associazione culturale tra i cui obiettivi c'è anche, appunto, l'eutanasia. Dopo il colloquio Defanti telefona a Maurizio Mori, suo amico e in seguito presidente della stessa Consulta, e gli racconta così l'incontro: «Sono persone capaci e di solide convinzioni, dotate anche di discreta cultura: forse sono in grado di portare avanti un caso come quello di Nancy Cruzan o di Tony Bland». Queste frasi sono riportate nel libro che lo stesso Mori ha scritto sulla vicenda, e che ha pubblicato qualche mese prima della morte di Eluana. Ci saranno altri appuntamenti con la coppia, finché Defanti diventa il neurologo di fiducia della famiglia Englaro, il medico che segue Eluana. Ancora dal libro di Mori: L'iniziale lumicino si trasformò presto in un potente faro, anche grazie al contributo del giudice Amedeo Santosuosso, che mise a disposizione la solida conoscenza delle esperienze internazionali maturata in anni di studio e di contatti diretti in vari paesi: senza le riflessioni di carattere giuridico di Santosuosso, forse il caso Eluana non avrebbe mai spiccato il volo. La richiesta dei familiari aveva intercettato l'interesse politico e culturale di ambienti interessati a costruire a tavolino dei casi in Italia, analogamente a quanto accaduto negli Usa per situazioni simili a quella di Eluana. Perché tanta attenzione? Perché ottenere l'autorizzazione alla sospensione di alimentazione e idratazione per una persona incapace di esprimersi, come era accaduto per Nancy Cruzan o Tony Bland, significa «lo sfaldamento della sacralità della vita umana», «abbattere una concezione

IL COLPO DELLA CASSAZIONE

La Cassazione apre sull'eutanasia: quando si può staccare la spina: titola così il «Corriere della Sera» l'articolo sulla sentenza della Cassazione del 16 ottobre 2006, che segna la svolta nella storia del caso Englaro. La Corte rovescia l'impostazione seguita dai magistrati fino ad allora, e stabilisce che è possibile staccare il sondino naso-gastrico con cui Eluana viene nutrita, se si verificano due condizioni: la prima, come abbiamo già detto, è l'irreversibilità dello stato vegetativo, cioè l'accertamento, da parte dei medici, dell'impossibilità per Eluana di uscire dalla sua condizione. La seconda è la verifica della sua volontà di sottoporsi o meno alla nutrizione attraverso sondino: poiché Eluana non ha lasciato nessun documento scritto a riguardo, la Cassazione ha stabilito che le sue «volontà presunte» possono essere ricostruite a posteriori, in base anche a testimonianze e «stili di vita» (...) Con la sentenza, infatti, si oltrepassa anche qualunque forma di testamento biologico: la ricostruzione della volontà a posteriori, sulla base di semplici testimonianze e indizi, diventa sufficiente per stabilire che Eluana può morire, nei modi chiesti da suo padre, senza la necessità di un vero e proprio consenso informato o almeno di un documento scritto. Al di là della debolissima consistenza delle prove nel caso Englaro, questa modalità di accertamento delle volontà pone un enorme problema su cosa si intende per consenso informato. In nessuna delle numerose proposte di legge sul fine vita presentate in Parlamento in quel periodo era contenuta una norma in cui il consenso fosse ricostruibile ex post, senza nemmeno una dichiarazione firmata. Insomma, paradossalmente, se allora fosse passata una legge sul testamento biologico, anche la più estrema, la più aperta all'eutanasia, nessuno avrebbe potuto togliere acqua e cibo a Eluana (...)

BERLUSCONI-NAPOLITANO

In quella tragica settimana, la politica interviene di nuovo, e questa volta con tutto il peso possibile, e ai massimi livelli: venerdì 6 febbraio il Consiglio dei Ministri, all'unanimità, approva un decreto salva-Eluana, per proibire la sospensione di idratazione e nutrizione a una persona non autosufficiente, quindi non in grado di bere e mangiare da sola. Lo ha fortemente voluto Silvio Berlusconi, e il governo è tutto con lui. Il Presidente della Repubblica, che in ogni modo aveva segnalato la propria contrarietà all'iniziativa, nega la firma, impedendo l'attuazione del decreto.

Eppure Napolitano aveva scritto che «una legge era indispensabile e improcrastinabile»; ma ora che il governo emana un decreto, ritiene che non ci siano i requisiti d'urgenza, e quindi che la legge sia procrastinabile. È un pesantissimo scontro istituzionale, senza precedenti nella storia della nostra Repubblica. (...)

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