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"Vittima attendibile aggressione brutale". Ciro Grillo e il branco predatori sessuali

Le condanne tra gli 8 e i 6 anni e mezzo. "Escluso qualsiasi tipo di consenso"

"Vittima attendibile aggressione brutale". Ciro Grillo e il branco predatori sessuali
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Una vittima "pienamente attendibile", da un lato, e una "particolare brutalità" del gruppo che l'ha aggredita, dall'altro. Le motivazioni della condanna a pene tra gli otto e i sei anni e mezzo di carcere di Ciro Grillo e dei suoi tre amici per violenza sessuale di gruppo su una studentessa italo-norvegese di 19 anni ribadiscono la credibilità delle accuse. E il legale della ragazza, l'avvocato Giulia Bongiorno, parla di una sentenza "che rispecchia fedelmente quanto emerso nel corso del dibattimento e ricostruisce in maniera puntuale le ore di orrore che ha vissuto la mia assistita". Aggiunge Bongiorno all'Adnkronos: "Una sentenza molto importante, anche perché valorizza il consenso della donna".

La condanna di primo grado per il figlio di Beppe Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia è arrivata il 22 settembre dal Tribunale di Tempio Pausania. I fatti contestati sono del luglio 2019, quando la 19enne e un'amica di 18 anni hanno passato la serata nella casa di Grillo in Costa Smeralda. Il collegio presieduto dal giudice Marco Contu sottolinea - in 72 pagine - come le dichiarazioni della vittima risultino "riscontrate". E "ribadisce la piena attendibilità della persona offesa, la quale, lungi da quanto sostenuto dalla difesa ha, fin da principio, reso un racconto immutato nel suo nucleo essenziale, mentre le asserite contraddittorietà evidenziate dalla difesa degli imputati, altro non devono ritenersi se non fisiologiche e dovute alla difficoltà della stessa di ricordare infiniti dettagli di una vicenda peraltro risalente a qualche anno prima" del processo. Ancora: "Quanto al carattere violento dei rapporti subiti, la descrizione della persona offesa esclude senz'altro un'ipotesi di consenso da parte della stessa, dato che si sono consumati in un contesto di costrizioni ed impossibilità di reagire da parte della ragazza che denotano la particolare brutalità del gruppo, coeso fin da principio, e che ha agito in un contesto predatorio e prevaricatorio non tenendo in considerazione alcuna lo stato di fragilità in cui versava la ragazza". La quale sarebbe stata costretta a ingerire un "beverone" con "una quantità di vodka", che ha provocato in lei "una condizione di inferiorità fisica e psichica che ha agevolato l'operato criminoso degli imputati".

Il loro comportamento "non può che definirsi subdolo e insidioso, con frasi di incitamento a voce bassa, in presenza di una persona impossibilitata ad esprimere il proprio consenso". Il riferimento è a uno dei video girati quella notte. Filmati "chiari e inequivocabili come pure la presenza, sul corpo della giovane, di lividi, che attesta che gli stessi le furono provocati durante i rapporti sessuali da lei subiti". Le violenze hanno "inciso in maniera negativa sull'equilibrio psicofisico della ragazza", tuttavia la sua deposizione dimostra "assenza di profili di animosità e astio" verso gli imputati. "Da essa, piuttosto, traspare la rappresentazione di una ragazza profondamente incisa dall'esperienza subita".

Gli imputati hanno anche fatto foto intime all'amica 18enne, mentre dormiva. E "il connotato predatorio, sprezzante e svilente nei confronti della ragazza lo si evince anche dal lancio di caramelle sul corpo di una incosciente, quale ulteriore atto di spregio ed umiliazione".

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