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Vittoria degli animalisti, salvi gli orsi Jj4 e Mj5 "L'abbattimento? Una misura sproporzionata"

Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso delle associazioni: "Valutare soluzioni intermedie garantendo la sicurezza pubblica". Si torna al Tar

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Vittoria degli animalisti, salvi gli orsi Jj4 e Mj5 "L'abbattimento? Una misura sproporzionata"

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Senza troppi giri di parole, è una vittoria netta degli ambientalisti e una sconfitta per la provincia di Trento quella che ieri ha sancito la «grazia» per gli orsi JJ4 e MJ5. I due esemplari non saranno abbattuti perché «il provvedimento che dispone l'abbattimento dell'animale appare sproporzionato e non coerente con le normative sovranazionali e nazionali». A sancirlo è la Terza sezione del Consiglio di Stato, che ha accolto l'appello cautelare e sospeso i provvedimenti di abbattimento impugnati dalle associazioni Lav, Leal, Enpa, Leidaa e Oipa, tutte unite per salvare i due orsi. La chiave di lettura dell'ordinanza va ricercata nelle leggi italiane ed europee, che imporrebbero prima di arrivare all'abbattimento una valutazione accurata di misure intermedie come la cattività. Per questo i giudici bacchettano la Provincia di Trento scrivendo che le decisioni sono state assunte senza avere «adeguatamente valutato l'efficacia» di alternative.

Negli atti si legge ancora che la «mancanza di adeguate strutture per l'accoglimento e la gestione di animali problematici non può legittimare una misura che viola il principio di proporzionalità e che rischia di autorizzare un uso seriale, indiscriminato della decisione estrema e più cruenta che deve costituire l'extrema ratio». Al momento, infatti, l'orsa Jj4 è rinchiusa nel centro faunistico di Casteller, mentre Mj5 è ancora in libertà.

La battaglia a distanza tra il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti e le associazioni animaliste si era fatta serrata lo scorso aprile, quando nel giro di poche settimane prima MJ5 aveva aggredito un escursionista di 39 anni in val di Rabbi, poi JJ4 aveva ucciso il runner Andrea Papi nei boschi di Caldes. Il caso era esploso proprio dopo l'aggressione mortale al 26enne (la prima in Italia a causa di un orso), che aveva messo in discussione «Life Ursus». A cavallo del Duemila il programma rilasciò nei boschi trentini 10 esemplari provenienti dalla Slovenia. Alla fine del progetto gli orsi in regione avrebbero dovuto essere al massimo 60, invece raddoppiarono. Per questo già tre mesi fa il Tar di Trento sospese i due abbattimenti, puntando i riflettori sulla gestione del programma. I giudici parlarono di «incontrollato incremento che mette in pericolo le persone e le attività della zona». Come a dire: la colpa è dell'uomo, non del plantigrado.

Dopo la decisione del Consiglio di Stato le tensioni tra le parti proseguono anche in queste ore. «La provincia di Trento non può più eludere le richieste di trasferimento», scrive la Lega Anti Vivisezione. Per l'orsa JJ4 è infatti già pronto un progetto di trasferimento al Libearty Bear Sanctuary di Zarnesti, in Romania. Secondo Enpa, Leidaa e Opia «la decisione dà fiducia e speranza a quanti si battono per la salvezza degli animali condannati a morte dalla Provincia autonoma di Trento». E poi le tre associazioni tornano ad attaccare Fugatti, reo di star «costruendo tutta la sua campagna elettorale per il voto del prossimo ottobre sulla pelle degli orsi». Il caso, comunque, non finisce qui e ora si appresta a ritornare al Tar, che dovrà fissare una nuova udienza. In quella sede i giudici dovranno stabilire se il ricorso sia fondato o meno.

E JJ4 e MJ5 attendono ancora di conoscere il proprio destino.

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