Il rimpatrio forzato della salma della regina Elena sta facendo andare i monarchici su tutte le furie. Il retroscena dell'arrivo del feretro a Vicoforte, come di quello del re Vittorio Emanuele III, che a detta dei fedelissimi della corona sarebbe, in gran segreto, addirittura già giunto in Italia, è storia complessa.
Maria Gabriella di Savoia, sorella di Vittorio Emanuele, colui che per nascita, qualora vi fosse stata la monarchia, sarebbe stato erede al trono d'Italia, assieme agli altri 21 aventi diritto della monarchia, qualche tempo fa firmò una delega all'istituto delle Guardie d'onore alle reali tombe al Pantheon, affinché riportassero in Patria le salme dei monarchi esiliati così che le stesse fossero sepolte nel luogo da sempre destinato ad accogliere i resti dei re d'Italia, il Pantheon, appunto. L'istituto aveva contattato i vicari del luogo sacro e il Vaticano, che ne ha la proprietà, aveva dato il suo assenso mettendo, però, il veto del parere del governo. Due anni fa, sotto l'esecutivo di Matteo Renzi, la richiesta arrivò sul tavolo dei ministri. Ma nessuna risposta fu mai data ai richiedenti.
Ora Maria Gabriella, da sola e senza consultare gli altri aventi diritto, ha operato per riportare le salme dei nonni, sepolte finora a Montpellier e Alessandria D'Egitto, a casa per farle seppellire al santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì. «Un luogo che non ha significato per noi - spiega Ugo D'Atri, presidente dell'Istituto nazionale per la Guardia d'onore - e dove si trova il feretro di Vittorio Emanuele I, che era re di Sardegna e non d'Italia. Oltretutto, ciò che ci sconvolge è che questa iniziativa sia stata presa all'insaputa e in dissenso con gli altri eredi della famiglia reale. Una scelta che riteniamo illecita e da cui ci dissociamo in maniera netta. La regina Elena era madre degli italiani, serva di Dio. È un insulto che sia rientrata in Italia, stessa sorte che apprendiamo tocca anche al re, come fosse una ladra, di nascosto e senza onori. Guardate che hanno riservato a re Michele di Romania. Pur essendoci la Repubblica da decenni - conclude -, il suo Paese gli ha reso tutti gli onori, con l'esercito schierato e funerali di Stato, così come dovrebbe essere anche in Italia».
Peraltro, polemica nasce anche per il ringraziamento che Maria Gabriella ha fatto nel comunicato stampa inviato dopo il rimpatrio della salma della nonna, agli organi di informazione, ringraziando il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per aver consentito che i feretri potessero rientrare. «In realtà, spiega Pier Luigi Duvina, presidente della Consulta dei senatori del Regno d'Italia - l'esilio era previsto sui vivi, non sui morti, per cui le salme avrebbero potuto essere rimpatriate anche cinquant'anni fa e senza certo il permesso del Capo dello Stato, che a questo punto è stato messo in imbarazzo dalla sorella di Vittorio Emanuele».
A operare il ritorno del re e della regina sarebbe stato Aldo Mola, presidente della Consulta ombra, quella che fa capo ad Amedeo d'Aosta, cugino del discendente al trono. Mola ha dichiarato più volte che Vittorio Emanuele non avrebbe diritto alla discendenza avendo sposato Marina Doria, che non è nobile. Contraddittorio, visto che lui stesso entrò a far parte dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Consulta originale, prima di fuoriuscirne, riconoscendo il discendente di casa Savoia.
C'è chi, tra i monarchici, spiega che la mossa sarebbe stata fatta perché il papà di Emanuele Filiberto è malato e non in grado, in questo momento, di far valere i suoi diritti. Chi per semplici ripicche tra parenti. Cosa certa è che la storia d'Italia, ancora una volta, viene sepolta anziché onorata.
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