Vivendi al 25,7% di Mediaset Berlusconi: "Non temo nulla"

Il fondatore: "Alla mia età la scalata non mi spaventa In molti difenderemo l'italianità". Boom in Borsa: +24%

Vivendi al 25,7% di Mediaset Berlusconi: "Non temo nulla"

«Preoccupato per Vivendi? Alla mia età che preoccupazioni volete che abbia?» Risponde così Silvio Berlusconi a chi chiede cosa succederà con la scalata a Mediaset da parte dei francesi di Vivendi. Ieri il gruppo transalpino si è già portato al 25,75% del capitale (pari al 26,7% dei diritti di voto).

Il risultato è stato un nuovo balzo del titolo: +23,33% a 4,4 euro livello che non vedeva dal 2015. Ovviamente volumi alle stelle: è passato di mano il 10% del capitale. Insomma è una scalata in piena regola, tanto che Consob ha convocato i vertici di Vivendi che saranno ascoltati o domani o dopo.

Vigilia di Natale movimentata, dunque, per gli uffici Consob, che avranno modo di chiarire come Vivendi è arrivata al 30% (entro venerdì si prevede che ci arriverà) della società italiana. E se il fondatore di Mediaset Silvio Berlusconi è rilassato e dichiara che «pensiamo che molti soci vogliano difendere l'italianità del primo gruppo di comunicazioni italiano» il consiglio della società pensa alle contromisure.

Ieri il cda ha deliberato alcune mosse. Tra queste un esposto all'Agcom in cui si segnala l'illegittimità della condotta posta in essere da Vivendi in violazione della disciplina di settore, ossia l'articolo 43 comma 11 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. La società lamenta anche un possibile ostacolo alle strategie di sviluppo di Mediaset in ragione del collegamento incrociato di Vivendi, primo azionista di Telecom con il 24,6%, con l'ex-monopolista delle tlc. Nell'esposto si richiedono infatti interventi anche in via provvisoria e di urgenza perchè Mediaset teme che la presenza di Vivendi nell'azionariato possa creare difficoltà nella stipula di eventuali contratti per la diffusione di contenuti con altre società di tlc fuori da Telecom Italia (già controllata on il 24,7% da Vivendi). Il cda ha anche deliberato che a «fronte dei gravi danni subiti dalla società e da tutti gli azionisti a seguito della mancata esecuzione del contratto vincolante firmato l'8 aprile 2016 con Vivendi, le iniziative legali in corso proseguano secondo i tempi stabiliti».

Nel comunicato la società ha anche precisato che è fuorviante la rappresentazione fatta da Vivendi sull'acquisto di una partecipazione nel capitale sociale di Mediaset. «Il contratto firmato l'8 aprile (e poi rotto da Vivendi ndr), in realtà, prevede soltanto uno scambio concordato, bilanciato e paritario di partecipazioni di stretta minoranza (3,5% di Mediaset in Vivendi e viceversa), funzionale unicamente alla realizzazione della partnership industriale stabilita. Di più, l'accordo vieta esplicitamente l'acquisto di azioni Mediaset oltre la soglia del 5% da raggiungere gradualmente almeno nell'arco di tre anni». Inoltre, prosegue Mediaset «nel comunicato stampa del 19 dicembre Vivendi esplicita la propria volontà di crescere fino al 30% per sviluppare le proprie attività in Europa Meridionale e perseguire ambizioni strategiche quale primario gruppo internazionale europeo nei media. Ma dette ambizioni strategiche sono ignote a Mediaset e al mercato, e le modalità con le quali Vivendi agisce impongono ancora di più attenzione».

Il punto è ora capire se Vivendi lancerà o meno un'Opa. E come può reagire Mediaset. Sulla base del prezzo medio degli ultimi 12 mesi, l'Opa obbligatoria dovrebbe essere lanciata almeno a 3,19 per azione. Ma è evidente che il mercato, dove il titolo vale 4,4, punta ad altri scenari. Fininvest, la holding di controllo e cassaforte della famiglia Berlusconi, ha già raggiunto la soglia del 38,3% oltre la quale sarebbe necessaria un'offerta totalitaria mentre Vivendi quando arriverà a quota 29,9%, potrebbe mettere in discussione il controllo sulla società della stessa Fininvest attraverso il supporto di altri investitori in occasione dell'assemblea degli azionisti.

Comunque anche ieri Vivendi ha speso per Mediaset. La quota del 5,75 messa in portafoglio, che si è andata a sommare al 20% già posseduto, è costata circa 400 milioni. E raggiungere il 29,9 ne costerà altri 350. Mentre per il 20% in portafoglio la spesa è stata di circa 800 milioni.

E dunque la scalata al 30% del Biscione, che oggi vale circa 5 miliardi, potrebbe costare circa 1,5 miliardi. Forse, nell'ottica del Cavaliere, le cose sono andate più che bene: Mediaset infatti grazie a Vivendi si è rivalutata di 1,6 miliardi in soli 10 giorni.

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