Coronavirus

Vivere senza green pass

Nove mesi fa l'introduzione del certificato verde, poi l'obbligo sui luoghi di lavoro che ha scatenato le polemiche. Da domani non servirà più, tranne che nelle Rsa e negli ospedali

Vivere senza green pass

Era il 17 giugno del 2021 quando il governo con un Dpcm introdusse il green pass in Italia, accompagnato da uno stuolo di polemiche. Entrò in vigore il successivo 6 agosto. Ma fu il 15 ottobre che la certificazione verde scatenò il finimondo perché diventò obbligatoria in tutti i posti di lavoro. Era un forte stimolo per indurre in massa i lavoratori a vaccinarsi. L'alternativa era mettersi in coda per ore davanti alle farmacie per ottenere il certificato verde tramite tampone. E milioni di italiani passarono l'inverno al freddo, mettendo a rischio la propria e l'altrui salute.

Sono passati sei mesi e mezzo e ora l'incubo della pericolosa Delta e le polemiche vissute nei giorni più buoi della seconda ondata di Covid sono state messe in naftalina. Il virus circola ancora molto, ma il 90 per cento degli italiani è comunque immunizzato e Omicron è meno aggressivo: contagia ma non danneggia i polmoni, il virus si sta endemizzando (per molti virologi). E lo strumento di pressione tanto avversato da timorosi e no vax finisce nel dimenticatoio. Da domani, infatti, le norme relative al green pass (base o rafforzato) non saranno prorogate dal governo e quindi l'obbligo della certificazione verde cade quasi ovunque e con la sua caduta riconquistano la libertà di movimento milioni di persone che ostinatamente hanno rifiutato il vaccino. Che potranno tornare nei luoghi di lavoro senza neppure fare il tampone. E chi rientra al lavoro non dovrà più avere neppure il green pass base per entrare in mensa.

Ma la carta verde non servirà più per fare vita sociale, come accedere ad un concorso pubblico, partecipare ad una cerimonia, entrare in un centro benessere o in una palestra, in un ristorante al chiuso, in una sala gioco, nelle discoteche, negli stadi, nei congressi, non sarà richiesto neppure nei treni a lunga percorrenza (basta la mascherina Ffp2), sugli aerei, sui bus intraregionali. Anche negli hotel si accederà senza green pass. E questo significa che non solo gli italiani ma anche gli stranieri potranno essere più stimolati a visitare il nostro Paese, uno degli ultimi ad abbattere le barriere delle limitazioni.

Dal 1° maggio, solo il personale medico e del comparto sanità, dovrà seguire regole ancora rigide. A cominciare dall'obbligo di vaccinazione fino al 31 dicembre 2022 pena la sospensione dal lavoro e dallo stipendio, all'esibizione del green pass rafforzato. Negli ospedali e nelle Rsa, inoltre, la certificazione verde sarà necessaria anche per visitare parenti e amici ricoverati, cioè sarà richiesto fino al 31 dicembre il ciclo di vaccinazione primario più l'effettuazione di un tampone oppure la vaccinazione con tre dosi.

Il green pass nella sua forma «base», cioè ottenuto anche con il tampone continuerà a essere necessario per l'ingresso nei Paesi dell'Ue. Lo stesso per chi arriva (o rientra) in Italia: servirà ancora il green pass base, ossia anche solo con tampone.

Cade invece l'obbligo di compilare il modulo Plf (Passenger locator form).

Commenti