Beppe Grillo sul blog denuncia da anni la piaga dell'evasione fiscale in Italia, anche se - raccontò l'ex impresario Lello Liguori - il comico pretendeva di farsi pagare i suoi spettacoli in nero. Ma Beppe Grillo denuncia da anni anche la malapianta dei condoni fatti dai vari governi. «Il cittadino deve sentirsi rispettato come contribuente, non preso per il culo da una serie infinita di condoni e dallo Scudo Fiscale» tuonava nel 2012. «I politici sono ectoplasmi che rinnovano la loro esistenza grazie a palliativi, l'ultimo è il condono per le abitazioni abusive» ammoniva nel 2013, epoca governo del «porporato Nipote Letta», cioè Enrico. Il M5s in Parlamento si occupa delle vere emergenze nazionali mentre «loro» si occupano solo di «salvare Berlusconi, salvare il Monte dei Paschi di Siena e fare il condono edilizio» sentenziava sempre sul blog nel 2013. «Il governo strizza l'occhio ai furboni con la procedura di condono nota come «voluntary disclosure» rituonava il comico nel 2017. Ma quando si trattava di condonare la roba sua, Grillo non si è schifato per nulla. Anzi più volte il fondatore del M5s ha approfittato della possibilità di sanare gli abusi.
Nel suo caso per tre volte, con due tipologie diversi di condoni. I primi due sono scritti nei bilanci della Gestimar Srl, società immobiliare con sede a Genova proprietaria di una decina di immobili fra Liguria e Sardegna, di cui Beppe Grillo era socio al 99%, insieme al fratello Andrea. Ebbene nei bilanci 2002 e 2003 si legge: «In considerazione della possibilità concessa dalla legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell'operato sinora eseguito, si è ritenuto opportuno di avvalersi della fattispecie definitoria di cui all'articolo 9 della predetta legge», ovvero il condono tombale dell'allora governo Berlusconi, ministro Tremonti, ovvero del «nano di Arcore» e «Tremorti», come li soprannominava gentilmente il comico. Il loro condono però lo prendeva sul serio.
Come l'altro, edilizio, quello che i suoi fan diventati ministri giustificano in Sicilia e promuovono ad Ischia. Del condono edilizio di Grillo scrisse Filippo Facci sul Giornale ricostruendo l'epopea del comico-fustigatore di costumi: «Nel 1986, poco in linea con certe sue intransigenze future, fu protagonista di alcuni spot per gli yogurt Yomo: Ci hanno messo 40 anni per farlo così buono, diceva indossando una felpa con scritto University of Catanzaro. Lo yogurt è un prodotto buono, si difese lui. Per quella pubblicità vinse un Telegatto. È il periodo in cui andò a vivere a Sant'Ilario, la Hollywood di Genova: una bellissima villa rosa salmone, affacciata sul Monte di Portofino, con ulivi e palme e i citati frutti e ortaggi di plastica. Non fece scavare una piscina, ma due: cosa che piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa, già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che Grillo fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi». È un artista, mica si può chiedergli la coerenza. Del resto Grillo ha fatto l'apologia della decrescita, del pianeta slow, delle auto ad acqua che non inquinano e non consumano petrolio, ma ha posseduto Ferrari e barche a motore.
L'altra megavilla, quella a Bibbona a pochi metri dal mare che affitta a 15mila euro a settimana, ha la fortuna di essere stata accatastata solo come A7 (villino), invece che A8 (villa), come pure quella di Sant'Ilario. Comico, condonato e anche fortunato.
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