Il vizio rosso di spremere chi lavora e innova

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Non sono passate molte ore dall'annuncio che l'economia italiana starebbe forse iniziando a respirare un po' meglio che subito dal governo arrivano voci su nuove possibili imposte. La sensazione è che il premier Matteo Renzi intenda andare incontro alle esigenze dei proprietari di case, ma per fare questo non intenda tagliare la spesa (che pure è ipertrofica), ma voglia invece rinvenire risorse grazie ad altri tributi. Il ministro Padoan torna così a richiamare l'attenzione sulle transazioni finanziarie (la Tobin Tax) e spera che ci siano progressi in sede europea verso un'armonizzazione, mentre il ministro Franceschini cerca ispirazione soprattutto in Francia e Germania per andare a togliere soldi a giganti come Google e Netflix, mescolando nazionalismo culturale e vecchio antiamericanismo: senza dimenticare il ben noto disprezzo per le imprese di successo che caratterizza buona parte del mondo politico-burocratico. Non bastasse tutto ciò, c'è perfino chi è dispiaciuto dal fatto che non tutti i Comuni della Penisola abbiano introdotto la tassa di soggiorno, preferendo non ostacolare l'arrivo dei turisti. Di fronte a questa «occasione perduta», a Roma si pensa di creare un meccanismo d'incentivazione, così che le amministrazioni locali abbiano tutto l'interesse a introdurre la tassa e perfino a un livello più alto di quello attuale. Non si vuole capire che spremere i clienti degli hotel non può aiutare l'economia alberghiera: che è sostenuta non solo dai turisti, ma anche da quanti viaggiano per lavoro. Siamo pure reduci, perché il tutto avvenne non molto tempo fa, da un vero capolavoro d'idiozia politica che non sembra avere insegnato molto. Nel Paese stava nascendo un nuovo mercato, quello delle sigarette elettroniche, che oltre ad aiutare molti ad abbandonare una forma di dipendenza stava creando interessanti opportunità imprenditoriali e lavorative. Il governo ha visto in ciò una gallina dalle uova d'oro e ha introdotto un'imposta esorbitante, quasi spazzando via l'intero settore. Non imparando nulla dal passato, facciamo di continuo i medesimi errori. Eppure anche i più sprovveduti ormai si rendono conto che l'attenzione dei ministri alla guida di un Paese come l'Italia dovrebbe essere tutta focalizzata su due questioni: quali spese eliminare o ridurre; quali imposte cancellare o ridimensionare. Ma questa maggioranza - nella migliore delle ipotesi - ritiene che si debba soltanto redistribuire il peso della tassazione, favorendo qualcuno a scapito di qualcun altro. E magari credendo che colpire Google , Netflix , gli investitori finanziari e i turisti non abbia conseguenze sulla vita degli italiani. Ovviamente non è così, perché tutti noi in qualche modo viaggiamo, facciamo investimenti e utilizziamo il web.

Tassare chi lavora e innova, chi si mette al servizio dei clienti, chi gestisce e muove risorse e chi viaggia significa solo una cosa: togliere ricchezza ai privati e consegnarla all'apparato pubblico. Proprio ciò di cui l'Italia non ha bisogno.

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