Roma Ucciso prima di finire «carcerato». Fabrizio Piscitelli, Diabolik, è in cima alla lista di 51 arrestati, «deceduto il 7 agosto 2019» si legge sull'ordinanza di custodia cautelare che spedisce in galera il braccio armato dei camorristi impiantati nella capitale, i Senese di Afragola. Lui e il socio in affari Fabrizio Fabietti sono i vertici di una banda di narcos che, fra un carico di cocaina e l'altro, operavano nel settore del recupero crediti. Poche parole e tante mazzate grazie a pugili pronti a massacrare di botte chi non onora i debiti. Albanesi ma anche italiani, come Kevin Di Napoli, «War Machine», figlio di «Giannetto» Di Napoli, campione dei medio massimi già finito in carcere nell'operazione Maverick. A spalleggiare il gruppo criminale gli Irriducibili, gli ultrà biancocelesti della curva Nord. «La voglio da' a tutta Roma»: Fabietti non sa di essere intercettato quando promette di inondare la Città Eterna di droga. Nemmeno quando dice a Di Napoli «Te devi porta' due che menano forte... o gli diamo le coltellate... lo ammazzi a cazzotti... Chi ci possiamo porta' che mena forte? Mirko lo ammazza, deve anda' all'ospedale... lo devi squarta' quando rientra a casa».
La paranza di criminali distribuisce cocaina alle varie «batterie», gruppi di spacciatori, che gestiscono le piazze più importanti di Roma: Trastevere, San Basilio, Tor Bella Monaca e Primavalle. Fabietti è soprattutto il collegamento con le cosche calabresi dei Bellocco e dei fratelli Emanuele e Leopoldo Cosentino, arrestati. Basi alla Bufalotta per il settore Nord della città, San Basilio, Colli Aniene, Tor Bella Monaca e Centocelle per quello Est, Tuscolano e Romanina a Sud e, infine, Ostia per quello a Ovest. Anni di lavoro per la Guardia di finanza e la Procura antimafia, la Dda, di Roma, per un'indagine, Grande Raccordo Criminale, seconda solo all'operazione Colosseo, quella che ha spedito in carcere nel '93 l'intera, o quasi, banda della Magliana. Ex Nar che alla politica extraparlamentare preferiscono il denaro facile del narcotraffico. Fra gli arrestati, difatti, Angelo Bartocci, un lidense doc della paranza di via delle Azzorre, estremisti neri quasi tutti morti ammazzati nella guerra fra i camorristi di Michele «'o pazzo» e i siciliani dei fratelli Cuntrera, impiantati a Ostia da Siculiana all'indomani della realizzazione dell'aeroporto Leonardo Da Vinci, terminal di tonnellate di droga. Criminali cresciuti all'ombra della tifoseria, trafficanti di polvere bianca da sniffare o da iniettarsi in vena. Tanto da lasciarci la pelle, spesso in circostanze misteriose.
Casi mai risolti, come quello dell'amico fraterno di Bartocci, Giuseppe «Pino» Scriva, trovato cadavere in Sardegna ma di fatto «suicidato» con una dose esagerata di eroina. O come l'altro camerata di Ostia, fratello di un narcos d'eccezione, Giuseppe De Maria, «er Gallina», trovato nella pineta di Castelfusano con un ago in vena. Il fratello, Anacleto, in un'intervista diventata virale, ammette di aver fatto il narcos. Cleto fa parte di una spedizione di lidensi partita da Fiumara Grande su una barca a vela, la My Double Seven, con la stiva carica di denaro. Soldi per acquistare un carico da 500 chili di cocaina, finanziato, guarda caso, dai fratelli Senese. Fra i membri dell'equipaggio Luigi Bordoni, Romeo Saba, Anacleto De Maria e Riccardo Rigacci. Quando i federali li intercettano in pieno oceano, sotto un telone con la scritta «Uappa» c'è la droga. Tutti nel penitenziario di Fortaleza, una specie di Alcatraz carioca. Qui ci muoiono Saba e Rigacci, quest'ultimo ucciso sul muro di cinta mentre tenta di evadere. A corrompere le guardie è Vincenzo «Chicco» Pompei, uomo di fiducia di Senese, anche lui morto ammazzato in un carcere brasiliano.
Vecchi e nuovi narcos, come Leandro Bennato, uscito vivo per miracolo pochi giorni fa da un attentato a colpi di pistola e arrestato ieri.Denaro e droga a fiumi: tra febbraio e novembre del 2018 le Fiamme Gialle contano 250 chili di cocaina e oltre 4mila chili di hashish per un valore di 120 milioni di euro.
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