Coronavirus

Voli cancellati, l'Ue all'Italia: rimborsateli o vi puniremo

Lettera della Commissione a 13 governi sui passeggeri rimasti a terra per il Covid-19: "Rischiate l'infrazione"

Voli cancellati, l'Ue all'Italia: rimborsateli o vi puniremo

Prima la raccomandazione contenuta nel vademecum sulla ripartenza del turismo, pubblicato mercoledì, ora una lettera formale di richiamo: la Commissione europea vuole che l'Italia riveda la legge che consente a compagnie aeree e tour operator di non rimborsare i cittadini che hanno subìto cancellazioni a causa dell'epidemia di Covid-19 limitandosi a dare loro un voucher, una norma che secondo Bruxelles va contro le regole comunitarie. Per questo ieri l'organo esecutivo dell'Ue ha fatto pervenire al governo italiano - e ad altri 12 Stati dell'Unione - un'esortazione a intervenire entro il prossimo 28 maggio sul punto, contenuto nel decreto Cura Italia, pena l'apertura di una procedura di infrazione.

Secondo le stime del Codacons, l'associazione per la tutela e difesa dei consumatori, sono tra i 7 e gli 8 milioni gli italiani che, tra marzo e aprile, a causa del coronavirus si sono visti annullare un biglietto del treno o dell'aereo, un viaggio (anche per motivi di lavoro o salute) o una vacanza già prenotata. Si stima infatti che il 30% delle famiglie avesse già almeno una prenotazione in una struttura turistica o un biglietto per la partenza. L'emergenza sanitaria che ha coinvolto più o meno gravemente tutto il pianeta ha però mandato all'aria ogni piano, lasciando a terra i viaggiatori e causando gravi buchi nei bilanci degli operatori del settore. Sul tema è intervenuto quindi il decreto Cura Italia del 17 marzo: all'articolo 88 bis del provvedimento è stata inserita la possibilità per compagnie ferroviarie, aeree e marittime, nonché per alberghi e agenzie di viaggio di sostituire il rimborso della somma persa dai consumatori con un buono di pari valore, da emettere entro 30 giorni dalla presentazione della richiesta e da utilizzare entro un anno. Secondo il decreto, dunque, è a discrezione del «venditore» scegliere se risarcire il cliente oppure se inviargli un voucher. Ed è questo che l'Ue contesta. Nel pacchetto di linee guida per la graduale ripresa della circolazione delle persone tra Stati membri e per la ripartenza del turismo dello scorso 13 maggio, la Commissione europea ha spiegato infatti che la decisione deve spettare al consumatore: è lui, e non l'operatore turistico, a dover scegliere tra rimborso e voucher. Dove quest'ultimo deve rispettare precisi criteri: deve essere garantito contro l'eventuale fallimento della società che lo emette, deve essere trasferibile a terzi e, una volta scaduto, deve poter comunque essere sostituito da un rimborso. Deve, insomma, essere sufficientemente «attraente». La raccomandazione è firmata da Didier Reynders e Adina-Ioana Valean, rispettivamente commissari Ue alla Giustizia e ai Trasporti. Ed è stato proprio Reynders ieri, in un'intervista a Il Sole 24 Ore, a spiegare che «se le regole europee non saranno applicate correttamente, apriremo una procedura di infrazione». A rischio ci sono, oltre all'Italia, anche gli altri Paesi che non si sono ancora adeguati alle raccomandazioni di Bruxelles: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo e Paesi Bassi.

Sulla questione in realtà nei giorni scorsi si era generata confusione anche all'interno delle stesse istituzioni europee. Nel presentare il piano europeo per la ripresa del turismo, infatti, la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager aveva detto che le lettere formali inviate ai 13 Paesi in questione erano il primo passo della procedura di infrazione. Poco dopo, però, Vestager era stata smentita dalla collega ai Trasporti Valean, che aveva spiegato come si trattasse, per il momento, di una semplice lettera di «incoraggiamento».

La questione, tuttavia, resta aperta, e se l'Italia non si adeguerà a Bruxelles la procedura sarà uno scenario realistico.

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