Santiago Abascal c'è. L'uomo dell'ultra destra, quello che piace ai nostalgici, ai franchisti, il capitano di Vox, è riuscito a traghettare il suo partito fin dentro al Parlamento spagnolo. La prima volta al Congreso, con il 12,1% dei voti e quasi 40 seggi. Un inedito nella storia democratica per l'estrema destra, ma arrivando ben più tardi rispetto ai colleghi europei. Meno di sei mesi fa la Spagna era uno dei pochi Paesi europei in cui l'estrema destra era assente dal panorama politico: ma tutto è cambiato con il terremoto causato da Vox in Andalusia quando ha ottenuto 12 deputati regionali e la formazione ultranazionalista ha permesso ai conservatori del Partito popolare e ai liberali di Ciudadanos di prendere il potere in questo che finora era stato un feudo socialista. E in Spagna intanto qualcosa è cambiato.
Abascal lo sapeva; aveva fiutato e sentito che quello dell'Andalusia era vento dall'est. Aria nuova. In questi ultimi quattro anni il Paese ha covato rabbia e ha dovuto farci i conti. Fondato nel 2013, Vox è prosperato con la sua virulenza contro gli indipendentisti catalani che a ottobre del 2017 hanno tentato la secessione. «Vox è una risposta a ciò che faceva ridere gran parte degli spagnoli prima della rivolta catalana: cioè l'ipotesi che la Spagna si spacchi», ha spiegato John Muller nel libro «La sorpresa Vox». La più grande paura del leader socialista Pedro Sanchez era uscire da queste elezioni senza una maggioranza parlamentare chiara per poter governare. La seconda, è sempre stata Santiago Abascal. L'uomo-contro, che nel bacino del suo partito raccoglie generali in pensione difensori del franchismo, che si oppone alle nozze gay, all'eutanasia e all'aborto, ma che soprattutto, leader di un partito fondato cinque anni fa appena, sta riuscendo dove l'altro famoso anti casta Pablo Iglesias di Podemos, sta fallendo. Secondo Jorge del Palacio, professore di storia delle idee politiche all'università Rey Juan Carlos di Madrid, Vox «è in grado di capitalizzare sulla collera della gente perché la crisi è identitaria», mentre Podemos nel 2015 e 2015 era riuscito a farlo perché «la crisi era economica».
Con la benedizione di Steve Bannon, ex capo stratega di Donald Trump, il partito ha portato avanti anche un discorso molto duro sull'immigrazione, sull'islam e sul femminismo e ha rotto il consenso che c'era intorno alla legge contro le violenze sessiste, sostenendo che il testo «criminalizza» gli uomini.
«Elezioni che faranno la storia» aveva previsto Abascal, ai microfoni davanti a una folla esultante. Lui che calcola praticamente tutto, che diffida dai media tradizionali per puntare invece tutto sui social network. Si è ispirato alla strategia seguita dal presidente americano Donald Trump e da quello brasiliano Jair Bolsonaro. E anche i contenuti in effetti sono in linea. Ama e difende la tradizione più rurale della Spagna. La caccia, e la corrida ad esempio. Vox c'era a Madrid, poche settiamane fa, con uno stand al salone della caccia. Applausi e strette di mano. Vox è un partito in ascesa perchè si rivolge al cuore delle tradizioni», ha detto il presidente della federazione spagnola dei cacciatori Angel Lopez Maraver. A recuperare tanti voti dal PP, dirigenti e simpatizzanti arrivano proprio da lì. Ma non solo. L'estrema destra ha sedotto anche i delusi di sinistra. Tra loro c'è David Garcia, ex elettore socialista diventato dirigente di Vox a San Vicente del Raspeig vicino ad Alicante. Lui mostra prima di tutto le mani piene di calli. «Queste non solo le mani di un politico. Ma adesso basta. Abbiamo lavorato tutta la vita. C'è Adela Marquez, disoccupata di 43 anni vittima di violenze coniugali, ex simpatizzante di Podemos, che dice di avere conosciuto «delle donne che fanno false denunce» per violenze, il che «fa molto male a noi che siamo state maltrattate». Un'argomentazione questa usata spesso da Vox.
Nel nuovo Parlamento si sentirà parlare «con fermezza e determinazione di unità della nazione e di libertà e uguaglianza di tutti gli spagnoli», ha commentato la presidente di Vox a Madrid, Rocìo Monasterio, che parlato di «elezioni storiche». Proprio come aveva previsto il leader.
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