La Salis si salva per un solo voto: non tornerà in cella. L’esultanza in aula a pugno chiuso: "Tutti anti fasciste"

La votazione segreta dura 37 secondi: 306 a 305. In suo soccorso almeno 25 voti non di sinistra. E lei rivela: "So chi sono ma non farò mai i nomi"

La Salis si salva per un solo voto: non tornerà in cella. L’esultanza in aula a pugno chiuso: "Tutti anti fasciste"
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Settimane e settimane di trattative sottobanco, di abboccamenti, di appelli al buon cuore, ieri rischiano di fallire all'ultimo secondo. La sorte di Ilaria Salis, eurodeputata italiana di ultrasinistra, entra appesa a un filo nell'aula di Strasburgo. La Salis e i suoi sostenitori sanno che è incombente il rischio dell'autorizzazione a procedere, che c'è la possibilità concreta di un voto che spogli l'europarlamentare dell'immunità e la consegni alla giustizia ungherese. Però poi la presidente Roberta Metsola apre le votazioni, a scrutinio segreto. È un lampo, non ci sono dichiarazioni di voto, solo pulsanti da schiacciare: a condizione che funzionino. Bastano trentasette secondi perché il voto si apra e si chiuda, appena si accende il tabellone elettronico l'annuncio della Metsola viene preceduto e sovrastato dal boato di applausi dai banchi della sinistra: il tabellone dice 306 a 305, per un solo voto "la immunità non viene revocata". Il Parlamento è spaccato a metà, bastava un franco tiratore in mano, un astenuto in meno (erano 17), un assente in meno (erano 92), e tutto sarebbe cambiato. E tutto sarebbe cambiato se avesse funzionato bene la pulsantiera. Il ceco Tomas Zdechovsky denuncia: "Ho chiesto di ripetere il voto, non funzionava la pulsantiera del collega della Cdu".

Ma si vota. E sui banchi socialisti e della Left è un tripudio di abbracci. La Salis salta in piedi esultando a pugno chiuso, urlando: "Siamo tutti anti fasciste": è salva, il processo che la attendeva a Budapest è fermo per sempre, o almeno fino a quando resterà in carica a Strasburgo. Dei pestaggi che nel febbraio 2023 ebbero per vittime cinque milianti (veri o presunti) della destra ungherese, risponderanno gli altri compagni della Salis, quelli catturati o estradati a Budapest. Per lei, la maestrina brianzola, l'immunità parlamentare viene confermata. Per scaramanzia, racconta a botta calda, si era portata in tasca dei pezzi di ferro, e in attesa del voto li toccava come amuleti. È un risultato che conferma le impressioni della vigilia, quando era chiaro che - comunque fosse andata a finire - lo scarto tra favorevoli e contrari sarebbe stato minimo: il fronte a difesa della Salis si presentava in aula perdente almeno sulla carta, dopo la scelta del Partito popolare di votare per la revoca dell'immunità, ma forte di un lavorio di pressioni e di proposte di controfavori, e soprattutto della scelta di andare a voto segreto. Da questo punto di vista, la seduta di ieri ha aspetti quasi surreali, vengono votate oltre a quelle della Salis altre quattro autorizzazioni a procedere, ma tutte a scrutinio palese, per alzata di mano: vengono concesse le due dove sono indagati deputati di destra, vengono respinte quelle per imputati di sinistra. Poi tocca alla Salis, e nel segreto dell'urna elettronica a soccorso dell'italiana si fiondano - secondo i calcoli - almeno venticinque voti provenienti dal centrodestra. "So chi sono - dice la Salis - ma non farò mai i nomi". Principali indiziati i popolari, che già in commissione si erano spaccati, e avevano lanciato più di una ciambella alla deputata italiana. Anche lì, la Salis era passata per un solo voto di vantaggio. Ieri, in aula, si ripete il copione.

Il salvataggio della Salis avviene sulla base di un equilibrismo logico, nella mozione approvata ieri dice che sebbene le accuse riguardino reati commessi prima dell'elezione al Parlamento in realtà la magistratura di Orbàn vuole metterla a tacere per le sue opinioni "che sono anche alla base del suo impegno e della sua attività politica nella sua qualità di membro del Parlamento europeo": la mozione teorizza, cioè, una sorta di continuità retroattiva tra la militanza antagonista e l'impegno istituzionale. Argomentazioni inedite ma inappellabili. E ora? Ieri gli avvocati della donna, Mauro Straini e Eugenio Losco, tornano a fare un appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio perché apra un procedimento in Italia a carico della Salis, come chiesto dalla stessa eurodeputata, che così vuole dimostrare di non usare l'immunità per scansare un processo.

E anche lei conferma, "Secondo il codice penale italiano è una strada possibile: sarebbe la soluzione migliore per tutti". Ma la Salis e i suoi legali sono i primi a sapere che per celebrare un processo in Italia non ci sono i margini procedurali. Ilaria è salva, tutto qui.

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