La penicillina è stata una grande conquista dell'umanità, ma non è che uno possa imbottirsi di antibiotici. Pure la partecipazione popolare, che è la base della democrazia, va usata e non abusata. Per il voto sulla piattaforma Rousseau tutti pongono la questione se sia trasparente (e non lo è) e rappresentativa (nemmeno, con 100.000 iscritti). In assenza di tali limiti, molti sarebbero favorevoli al suo impiego in una vicenda come quella attuale: in fondo, quando il popolo si esprime è sempre un bene, no? No! Assolutamente no, in punto di Costituzione.
La Carta prevede che le principali scelte politiche - e il sostegno a un governo è la suprema scelta politica - si formino in Parlamento, attraverso il dibattito di 630 deputati e 315 senatori, ai quali i cittadini hanno affidato, col loro voto, la fiducia per compiere tali scelte. Quel voto, sulle persone e sui partiti e non sui programmi (senza vincolo di mandato), è l'unico momento di espressione della volontà popolare. Ogni altra forma è un'alterazione del dettato costituzionale, nella libertà del parlamentare e nell'uguaglianza degli elettori, che devono godere tutti delle medesime opportunità di espressione, come avviene ad esempio nei referendum. Oggi, chi non è iscritto al M5S è penalizzato.
Pertanto, sostenere come ha detto Cuperlo (uno che ha la fissa del popolo) che si tratti di una forma di partecipazione degli iscritti paragonabile ai congressi di partito è un ennesimo e scellerato avallo di quella democrazia diretta che non è buona o cattiva, ma semplicemente incostituzionale. Nei congressi, infatti, non si danno indicazioni politiche specifiche (sul sostegno a un governo o su una misura fiscale o un accordo internazionale) ma si dà fiducia a un segretario per guidare il partito, seguendo la sua linea politica generale.
Un parlamentare deve esercitare il suo ruolo in piena autonomia, non vincolato da un contratto privato (com'è il caso dei 5S) ma nemmeno da un'indicazione proveniente dagli stessi cittadini, che sarebbe un mandato, ossia un limite alla pienezza della rappresentanza. Deve assumersi la responsabilità di valutare e decidere. Ovviamente, che i singoli parlamentari tastino il polso del loro elettorato è fisiologico, purché avvenga in maniera discreta e informale, certamente non scientifica, così che siano poi liberi di scegliere secondo coscienza ciò che essi ritengono meglio per il Paese - giacché ciascuno di loro rappresenta l'intera nazione e non un partito. Abbiamo due esempi recenti di cui fare tesoro.
Regno Unito 2016: hanno affidato ai cittadini una decisione politica troppo complessa e poi sono rimasti vincolati dal risultato, che solo una minoranza dei politici vorrebbe ma che quasi nessuno di essi ha il coraggio di mettere da parte, nell'interesse del Paese.
Grecia 2015: Tsipras chiamò alle urne i cittadini, che rifiutarono il piano della Troika per rimanere nella moneta unica, e poi fu costretto a fare il contrario, avendo per fortuna una statura politica di gran lunga superiore ai suoi colleghi britannici.
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