Il primo allarme è stato lanciato dal tweet di un dipendente. Poi sono seguite una cinquantina di telefonate al centralino delle forze dell'ordine. All'interno del quartier generale di YouTube, a San Bruno in California, in piena Silicon Valley, si è consumata una sparatoria all'ora della pausa pranzo, quando tuttavia molte persone erano all'interno della struttura. Dagli uffici molti impiegati hanno sentito colpi di pistola (in tutto una ventina) e, come da protocollo, si sono barricati nelle stanze. Gli spari sarebbero stati esplosi fra i tavoli del caffè all'aperto, a quell'ora popolati per un pranzo di lavoro, ma la dinamica dei fatti non è ancora chiara. Qualcuno, fuggendo, ha visto del sangue per le scale. Poco dopo sono intervenute le forze dell'ordine, in gran spiegamento, e i mezzi di soccorso. Più di un'ambulanza ha trasportato i feriti all'ospedale di San Francisco: imprecisati il numero e il loro stato di salute. Si sa solo che una dipendente è morta. Tra i casi più gravi ci sarebbe una persona colpita per più volte alle gambe. Altri quattro o cinque feriti sono invece stati portati allo Stanford Health Care Hospital.
Autrice del folle gesto è stata una donna, con indosso un top e una bandana in testa. Non è ancora chiaro se sia stata uccisa nello scontro a fuoco con le forze dell'ordine o si sia sparata rivolgendosi addosso l'arma. Non appena intervenuti, gli agenti hanno barricato lo stabile, impedendo a chiunque di uscire, se non dopo un'ispezione. Poi, quando è stata consentita l'evacuazione degli uffici, i dipendenti sono stati messi in fila con le braccia sopra la testa. «Stiamo reagendo alla presenza di una persona armata. State lontani per favore da Cherry Ave & Bay Hill Drive» hanno comunicato gli agenti attraverso i social network.
E sempre via social è stata ricostruita, minuto dopo minuto, la dinamica dei fatti con una telecronaca dettagliatissima. «Stavamo facendo una riunione quando abbiamo sentito un gran trambusto» scrive su Twitter Todd Sherman, un impiegato presente in quel momento negli uffici. «Il primo pensiero è stato un terremoto, tanto tremavano i pavimenti, poi abbiamo capito che invece c'erano delle persone in fuga». Nei successivi tweet, Todd Sherman continua: «Ci siamo avvicinati all'uscita e c'era un sacco di gente e abbiamo sentito che c'era qualcuno fuori che stava sparando colpi d'arma da fuoco». L'uomo, sulla sua bacheca on line, racconta poi di aver guardato di sotto, e di aver visto «del sangue sul pavimento e sulle scale», di aver assistito all'arrivo della polizia «con i fucili imbracciati» e di aver indicato agli agenti da dove provenissero gli spari. Altre immagini di utenti Twitter hanno mostrato una fila di impiegati uscire dagli uffici con le mani in alto sotto la protezione delle forze dell'ordine.
Poco più di una settimana fa il più importante sito di contenuti video ha aggiornato la normativa in merito ai contenuti, vietando di pubblicare riprese di qualsiasi genere contenenti armi da fuoco, dai video dimostrativi ai tutorial. Vietati anche tutti i link che rimandano a siti che vendono armi. La scelta radicale era arrivata a poche ore dalla mobilitazione di piazza negli Stati Uniti per sollecitare maggiori controlli sulle armi dopo la strage di San Valentino in una scuola superiore della Florida. Centinaia di migliaia di persone avevano preso parte alla «Marcia per le nostre vite» organizzata a Washington dagli studenti sopravvissuti alla strage di Parkland, in contemporanea con decine di altre dimostrazioni e cortei in tutto il Paese. Non si capisce se la sparatoria sia legata in qualche modo a questa decisione o sia stata dettata da altre motivazioni personali.
A seguire la vicenda in diretta anche Google, proprietaria di YouTube, che ha diramato una nota ufficiale specificando di essere «in coordinamento con le autorità». Nel quartier generale del colosso sono impiegate circa 1.700 persone ed è autenticamente scoppiato il panico.
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