Zapatero: "Quando Berlusconi si ribellò al Fmi, l'Ue iniziò a pensare a Monti"

L'ex premier spagnolo parla delle pressioni sul Cav perché accettasse il salvataggio del Fmi: "Non lo fece e si iniziò a parlare di Monti..."

Zapatero: "Quando Berlusconi si ribellò al Fmi, l'Ue iniziò a pensare a Monti"

Che nel 2011 i poteri forti della finanza in computta con i burocrati di Bruxelles misero in atto un colpo di Stato che portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi, ormai è cosa nota. Come sono noti i nomi dei manovratori del golpe: Angela Merkel, Giorgio Napolitano e Mario Monti. Quest'ultimo ne beneficiò in prima persona diventando presidente del Consiglio. In troppi hanno ammesso le male fatte che ribaltarono il voto degli italiani. Da quel giorno, a Palazzo Chigi, non siete più un premier democraticamente eletto. Lo sanno tutti. Solo Matteo Renzi (anch'egli mai stato passato attraverso le forche caudine delle urne) sembra non curarsene. Tanto che, nemmeno dopo le rivelazioni dell'ex premier spagnolo Josè Luis Zapatero, sembra voler costituire una commissione di inchiesta sul golpe bianco del 2011.

In una intervista alla Stampa, Zapatero ha affrontato di petto i tragici eventi del G20 di Cannes. "Andai con il timore che potessimo essere nel mirino dei sostenitori dell’austerità - ammette l'ex premier spagnolo - ma l’obiettivo era l’Italia". E racconta come l'allora premier Silvio Berlusconi e l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti "subirono pressioni fortissime affinché accettassero il salvataggio del Fmi". "Loro - conclude - non cedettero e nei corridoi si cominciò a parlare di Monti, mi sembrò strano". Non molto tempo dopo, infatti, le trame della Merkel e di Napolitano portarono il professore della Bocconi a Palazzo Chigi. Un vero e proprio colpo di mano antidemocratico che spinse l'Italia nel tunnel dell'austerity. Il governo italiano divenne, infatti, una dependance dell'Unione europea e il governo Monti fece passare leggi che, complice anche la devastante crisi economica, misero il Paese in ginocchio. Il tutto sotto l'occhio vigile e attento di Re Giorgio.

"Cosa aspetta Renzi? - tuona il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta - di cosa ha ancora bisogno il Partito democratico, del quale il premier è segretario? Vorranno mica le confessioni su carta bollata di Merkel e Sarkozy? O forse vorranno aspettare l’esito del processo di Trani sulle agenzie di rating?". La rivelazione di Zapatero arriva dopo una serie di interviste choc che hanno inchiodato le manovre di Bruxelles ai danni di Berlusconi e dell'Italia. "Ad un certo punto, in quell’autunno - denunciò l'ex segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner - alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere". Anche Peter Spiegel, penna di punta del Financial Times, ammise che, durante il G20 di Cannes, Berlino spingeva per il commissariamento dell’Italia, tanto che "Obama la prese per un’impuntatura irrazionale". "I think Silvio is right", disse il presidente degli Stati Uniti. E alla fine si optò per un comunicato finale vago. Risultato: gli spread continuarono a salire e Berlusconi fu costretto alle dimissioni. Oggi Zapatero ha rincarato la dose confermando tutte le ombre.

Da tempo Forza Italia ha chiesto la Commissione parlamentare d’inchiesta sui

fatti del 2011. La sinistra non ne vuol sentire parlare. "È un atteggiamento inaccettabile", replica Brunetta invitando il Quirinale a prendere parte: "Cosa ne pensa, il presidente Mattarella?".

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