Nel giorno della Pasqua ortodossa, che segna anche i primi due mesi dall'invasione russa, Volodymyr Zelensky accoglie a Kiev gli alleati americani, «i più vicini all'Ucraina insieme alla Gran Bretagna», soprattutto in termini di forniture di armi, essenziali per sconfiggere Vladimir Putin. Perché - ha detto il capo del ufficio presidenziale Andriy Yermak - la politica delle sanzioni contro Mosca è finora risultata «insufficiente», lo dimostra «il fatto che la guerra è ancora in corso, che la nostra gente e i nostri bambini vengono uccisi».
Ad annunciare il viaggio del segretario di stato Usa Antony Blinken e del capo del Pentagono Lloyd Austin, una missione estremamente delicata e altamente simbolica dopo quella di altri leader europei per manifestare solidarietà, ma anche per discutere le prossime mosse e i prossimi aiuti militari, è stato Volodymyr Zelensky. Mentre la Casa Bianca ha mantenuto il più stretto riserbo, senza dare alcuna conferma. Pur non dilungandosi in dettagli logistici sull'incontro, il leader di Kiev ha affermato di attendersi risultati concreti, chiedendo a tutti di non presentarsi «a mani vuote». «Ci aspettiamo non solo qualche regalo o qualche tipo di torta, ma cose specifiche e armi specifiche», ha spiegato riguardo alla visita di Blinken e Austin, la prima nel Paese di alti esponenti dell'amministrazione americana dall'inizio della guerra. Precisando poi che al centro delle discussioni c'è «l'elenco esatto delle armi e il ritmo delle consegne». Il premier Denys Shmyhal, comunque, commentando il loro viaggio ha affermato che «è un simbolo politico importante e di unità per i Paesi, i politici e le nazioni quando i nostri partner vengono in Ucraina per vedere con i loro occhi cosa è successo».
In occasione della festività ortodossa, il capo della diplomazia Usa ha scritto su Twitter che «siamo ispirati dalla resilienza dei cristiani ortodossi in Ucraina di fronte alla brutale guerra di aggressione di Vladimir Putin». «Stiamo continuando a sostenerli e oggi auguriamo a loro e a tutti coloro che celebrano la Pasqua speranza e un rapido ritorno alla pace», ha proseguito, senza dare alcuna indicazione sui suoi spostamenti. Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la first lady Jill, in un comunicato reso noto dalla Casa Bianca, hanno inviato i loro auguri con un chiaro riferimento al conflitto in corso. «Durante questa sacra stagione preghiamo per tutti coloro che stanno soffrendo a causa della brutalità della guerra e della persecuzione - hanno detto -. Piangiamo con coloro che hanno perso i loro cari o che temono per la loro sicurezza e ci dedichiamo a lavorare per una pace con giustizia e per la libertà e la sicurezza di tutti».
Intanto, la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk ha confermato ad Abc News che il viaggio di Blinken e Austin si concentra sulla logistica, per convogliare più assistenza militare alle truppe di Kiev in modo da aiutarli a combattere le forze russe. Secondo Vereshchuk il faccia a faccia darà pure ai leader ucraini una migliore possibilità di esprimere l'urgenza della situazione: «Quando parli al telefono, la parte emotiva della conversazione non può essere trasmessa». La vice premier ha allo stesso tempo espresso delusione nei confronti della Germania per il ritardo nell'invio di artiglieria pesante, compresi i carri armati, sottolineando come sembri che i leader tedeschi stiano tentando di placare il leader del Cremlino. «Non capiscono. Non c'è modo di pacificare Putin - ha aggiunto -. Sarebbe un grosso problema per la Nato se Mosca avesse il dominio sul Mar Nero».
Zelensky, da parte sua, dopo che sabato ha ringraziato i Paesi occidentali per i loro più recenti aiuti militari, ha continuato a sollecitare altre armi, assicurando che «se arriveranno armamenti adeguati, il Donbass può tornare nelle nostre mani».
Di questo si parlerà poi martedì nel summit promosso dal Pentagono nella base di Ramstein in Germania, dove si esamineranno anche le esigenze difensive dell'Ucraina «a lungo termine». E in settimana Biden ha intenzione di chiedere ulteriori fondi al Congresso, perché è deciso ad incrementare le forniture militari a Kiev per costringere Putin al ritiro o ad un negoziato da una posizione non di forza.
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