
Zelensky ormai ha compreso di non essere ospite gradito in Alaska, e l'estromissione dai colloqui di pace lo sta trasformando in un'anima in pena. La riunione virtuale di domani, promossa da Berlino, alla quale prenderanno parte Trump, i leader dei principali paesi europei e dell'Ucraina, quelli della Nato e dell'Ue, ha il gusto di una piccola ricompensa, ma non migliora certo il suo umore. E quando Zelensky è spaventato scrive a raffica sui social e si aggrappa al telefono per trovare un pizzico di sostegno dagli alleati. L'Occidente conferma di essere dalla parte del presidente ucraino, ma il vertice in Alaska è dietro l'angolo e non sembra che pressing e appelli dei vari Merz, Macron, Starmer, Metsola e von der Leyden su Trump e Putin abbiano per il momento creato un varco. La partita si giocherà quindi a porte chiuse, gli ucraini non potranno neppure prendere posto sugli spalti. Lo si evince dalle parole lapidarie del vice presidente Usa Vance: "Sono sensibile alle opinioni dell'Europa in merito ai colloqui di pace, ma al momento Kiev resta fuori". E Trump promette: "Arriverà anche il momento in cui metterò Putin e Zelensky nella stessa stanza. Ma è ancora presto. Fatemi prima capire che cosa hanno in mente i russi".
Il leader ucraino è convinto che le concessioni alla Russia non indurranno Putin a smettere di combattere, e che sarà necessario aumentare la pressione sul Cremlino. "Un'altra settimana si è conclusa senza alcun tentativo da parte della Russia di accogliere le numerose richieste della comunità internazionale e fermare le uccisioni. Solo nelle ultime 24 ore, sul fronte, si sono registrati 137 scontri armati, e questo accade ogni giorno. L'esercito russo non riduce la propria pressione e non tiene conto delle perdite". Nell'ultima settimana in effetti i russi hanno utilizzato più di mille bombe aeree e quasi 1.400 droni Shahed contro l'Ucraina, e avanzano soprattutto nel Donetsk. "Continuano anche gli attacchi missilistici. Difendiamo la vita della nostra popolazione e rafforziamo le nostre difese aeree. Questa è la situazione sul fronte, e la diplomazia deve adeguarsi di conseguenza. La Russia si rifiuta di fermare le uccisioni e quindi non deve ricevere alcuna ricompensa o beneficio. Questa non è solo una posizione morale, ma anche razionale: le concessioni non convincono un assassino, mentre una protezione realmente forte della vita ferma i killer. Ringrazio tutti coloro, nel mondo, che ci aiutano a rimanere forti e ad avvicinare una pace autentica, basata sulla forza, l'unica possibile. Non permetterò a Putin di prendersi gioco di Trump in Alaska". Zelensky è un fiume in piena e ha rivelato di aver avuto una lunga conversazione con il primo ministro indiano Modi (sodale di Putin), durante la quale i due hanno discusso delle sanzioni sul petrolio russo e hanno concordato di incontrarsi di persona a settembre. "È importante che l'India sostenga i nostri sforzi di pace e condivida la posizione per cui tutto ciò che riguarda l'Ucraina deve essere deciso con la partecipazione di Kiev. Ogni leader che ha un'influenza tangibile sulla Russia invii i segnali corrispondenti a Mosca".
Dopo aver sentito il premier indiano, Zelensky ha parlato con il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman, ringraziandolo per la sua "disponibilità a impegnarsi per la pace. La comunicazione con i leader è praticamente continua, siamo in costante contatto. Ora è il momento in cui c'è una reale possibilità di chiudere il conflitto".
E tra una telefonata e l'altra ha dato anche ordine di aumentare i finanziamenti per le unità di combattimento: ogni brigata riceverà 7 milioni di grivne (140mila euro) per ciascuna operazione di campo. Zelensky teme che il congelamento del conflitto non sia così vicino e ha chiesto ai suoi generali di migliorare le posizioni negli oblast di Kharkiv e Sumy.