Cronache

Zolle anomale sul terreno "Il cadavere di Saman sotto la serra di angurie"

I dati dell'elettromagnetometro analizzati dai carabinieri. Il cugino Ijaz interrogato oggi

Giornata di «analisti dei dati» ieri per i carabinieri di Reggio Emilia che indagano sulla scomparsa di Saman, la 18enne pakistana uccisa da una congiura di famiglia.

I «dati» in questione sono quelli forniti dall'elettromagnetometro, cioè lo strumento con il quale i tecnici dell'Arma stanno scandagliando da giorni il campo coltivato a serre dove temono che gli assassini della giovane abbiano sotterrato i suoi resti. Una verifica tecnica che ha accertato una serie di zolle «anomale» e rimozioni del terreno compatibili con il tentativo di occultare un corpo intero o sezionato. Dalla notte del 30 aprile della ragazza si sono perse le tracce e finora ogni tentativo di ricostruire le fasi del probabile omicidio sono state vane.

I resti di Saman forse giacciono sotto uno dei tanti tendoni dell'azienda agricola di Novellara dove lavorava il padre della vittima e uno dei due cugini coinvolti nel delitto. Agli atti dell'inchiesta, oltre a una serie di terribili intercettazioni telefoniche, c'è un video-chiave: quello in cui si intravedono lo zio di Saman e due suoi nipoti dirigersi verso la campagna con in mano una pala, un piede di porco e un secchio con dentro varie sacchetti di plastica. Il terzetto stava andando a occultare il cadavere di Saman? O si tratta di un incomprensibile tentativo di depistaggio, considerato che i tre indagati erano perfettamente a conoscenza della telecamera di sicurezza che li stava riprendendo. Uno di loro è Ikram Ijaz, 28 anni, cugino di Saman da ieri in carcere dopo l'estradizione in Italia dalla Francia dov'era stato arrestato il 29 maggio.

Ancora latitanti invece gli altri parenti di Saman (i genitori, rifugiatisi in Pakistan, oltre allo zio e un altro cugino, entrambi irreperibili) coinvolti in quello che gli inquirenti ritengono un assassinio motivato da «ragioni religiosi». La 18enne si era rifiutata infatti di accettare il «matrimonio combinato» deciso per lei. E tanto è bastato per sancirne la condanna a morte.

Il padre e la madre della ragazza «ribelle» ai dettami violenti dell'Islam più integralista si sarebbero quindi rivolti a uno zio «senza scrupoli» per «dare corso all'esecuzione». Lo zio, secondo l'ipotesi della Procura (che procede nei confronti dei cinque imputati per omicidio e occultamento di cadavere), avrebbe strangolato la nipote con la complicità dei due nipoti, facendone poi sparire il corpo. Qualche giorno prima del dramma, Saman confessò al fidanzato di aver captato una conversazione telefonica della madre che diceva: «Ormai questa è l'unica soluzione»; cioè ammazzare la figlia. Versione confermata anche dal fratello minore di Saman che ha riferito agli inquirenti una serie di circostanze che avvalorano il piano per eliminare la giovane, «colpevole» di non comportarsi da «brava musulmana».

Oggi in carcere sarà interrogato dal pm Ikram Ijazil. Lui sicuramente sa che fine hanno fatto i resti di Saman. Ieri ha detto di «essere disposto a collaborare».

Speriamo sia vero.

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