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Zona gialla e strade piene. L'ira dei sindaci sul Cts: "Sono loro i responsabili"

L'Anci: "Incolparci è sport nazionale, ma hanno fatto scelte discutibili nel contrasto al virus"

Zona gialla e strade piene. L'ira dei sindaci sul Cts: "Sono loro i responsabili"

La prima giornata di assembramenti (annunciati) nelle vie del centro delle città quasi gialle scatena un tutti contro tutti degno del primo lockdown. Il Cts se la prende con i sindaci che non hanno fatto rispettare le regole. I sindaci se la prendono con il Cts, stufi di essere il bersaglio delle irresponsabilità altrui. Tutti se la prendono con i giovani che, anche a questo giro, dimostrano di non percepire il pericolo pandemia. I giovani a loro volta si giustificano dicendo che non ne possono più delle decisioni prese, revocate, corrette e riprese. E poi, a completare il quadro, ci sono i virologi, ragionevolmente allarmati dalla folle nelle piazze. Ormai la loro voce non la vuole più sentire nessuno ma è inevitabile che nella calca di domenica loro vedano, in proiezione, numeri, contagi e ricoveri.

Bollettino del week end di fine zona arancione: 189.702 persone controllate, 3.181 sanzionate e 20 denunciate per aver violato la quarantena. I sanitari insorgono: «Non è un liberi tutti». «Torniamo in zona gialla, dopo settimane di sacrificio, ma non rompete a chi dopo mesi a casa vuole farsi un giro, lasciateli vivere» sbotta il leader della Lega Matteo Salvini, chidendo un po' di tolleranza verso chi arriva da mesi di «apnea».

Ma per evitare la replica di un film già visto, il coordinatore del Cts Agostino Miozzo lancia un appello ai sindaci: «Siamo in piena emergenza - spiega - I sindaci devono vigilare, non posso vedere via del Corso a Roma così piena. O i Navigli a Milano. I Comuni facciano qualcosa. Capisco che non si può chiedere alle forze dell'ordine di disperdere 50mila persone, per quello dico che bisogna prevenire. Usino i droni, chiudano gli accessi, insomma facciano qualcosa perchè in emergenza si interviene, anche se si teme di subire un calo di popolarità».

Apriti cielo. I sindaci non la prendono affatto bene. «Dare la colpa a noi sta diventando il nuovo sport nazionale» afferma il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro - Miozzo, che ci accusa di immobilismo di fronte agli assembramenti nelle città, sembra impegnato in un disperato tentativo di allontanare da sè le responsabilità e addossarle sugli obiettivi più facili, quelli che per natura e per senso del proprio dovere, sono abituati a esporsi in prima persona, sempre: i sindaci. Voglio ricordare a Miozzo che noi sindaci non siamo responsabili della sorveglianza di strade e piazze nelle azioni di contrasto alla diffusione del virus. E che, fino a oggi, ci siamo ben guardarti dallo scagliarci contro alcune discutibili scelte dello stesso Cts. Abbiamo sempre, al contrario, provato a tenere insieme le nostre comunità, ormai economicamente e psicologicamente stremate, dopo un anno di restrizioni. Se qualcuno preferisce dedicarsi invece al tiro al bersaglio, sappia che ha individuato il bersaglio sbagliato».

Il Cts corregge il tiro: «Non era mia intenzione contestare la capacità, la funzione, la competenza dei sindaci nella gestione del territorio - specifica Miozzo - era un accorato appello perchè le immagini che abbiamo visto sabato scorso sono di estrema, grande preoccupazione». Ma al di là del rimpallo di responsabilità e al ribadire chi deve fare cosa, resta il fatto che le immagini (in versione invernale) degli assembramenti sono un pericolo. E non basta appellarsi solo al buon senso della gente. Non più. Viene anche il dubbio che nuove restrizioni non vengano più rispettate.

Gli assembramenti di domenica «sono inquietanti, una reazione di insofferenza e ribellione delle persone» rileva con amarezza il virologo dell'università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco.

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