Il «politically correct» diventa una trappola per la Disney

Il «politically correct» diventa una trappola per la Disney

Di certo la Disney ha avuto fiuto. Quattro anni fa, quando di Obama non parlava nessuno, i produttori della più famosa casa di produzione di film per bambini decise di ideare una storia che avesse come protagonista un’eroina nera. Data di uscita nelle sale: dicembre 2009. Un evento storico, perché finora mai una fanciulla di colore ha avuto l’onore del ruolo principale. In tempi recenti, c’è stata un’indiana americana (Pocahontas) e un’asiatica (Mulan); le altre sei, da Biancaneve in avanti, erano bianche.
Sì, la Disney ha avuto fiuto, ma questo non è bastato a risparmiarle le polemiche. Nell’era del primo presidente afroamericano, il «politicamente corretto» è più che mai di moda e secondo molti blogger neri, la major di Hollywood non si sta comportando bene; tanto più che in passato è stata accusata di essere subliminalmente razzista ovvero di privilegiare, esaltandole, le donne bianche e dunque di proiettare nel subconscio collettivo i valori tipici dell’alta società anglosassone, i cosiddetti Wasp.
Eppure la Disney, proprio per smentire la scarsa sensibilità nell’affrontare temi razziali, ha deciso di cambiare il mestiere dell’eroina, che originariamente doveva essere una cameriera, mentre è diventata un’aspirante proprietaria di ristorante. E anche il nome: si chiamerà Tiana anzichè Maddy, che sembrava troppo simile a «Mammy», l’appellativo con cui venivano frequentemente chiamate le schiave nere nelle famiglie bianche.
Tuttavia questi accorgimenti non sono bastati a placare il popolo di Internet, che non ha gradito l’ambientazione della storia che si svolge a New Orleans, una città nera del Sud un tempo razzista. E, soprattutto, è scandalizzato dall’assenza di un principe azzurro nero. Perché la Disney continua ad alimentare il mito del fidanzato bianco? In realtà del tutto bianco non è. Il giovane che fa palpitare il cuore di Tiana ha la pelle «olivastra» e quanto pare avrà sembianze latinoamericane; non a caso a dargli la voce sarà l’attore brasiliano Bruno Campos, mentre quella della protagonista sarà di Anika Noni Rose (star di Dreamgirls), mentre la madre sarà interpretata dalla regina dei talk show Oprah Winfrey.
«Che cosa? Nessun principe nero?» è insorto James Collier, su Acting White, un sito antirazzismo, «Forse la Disney non vuole che le future madri dell’America bianca in declino subiscano un imprinting in età così precoce con la nozione di pretendente nero». E su Black Voices Angela Helm ha scritto: «Sebbene nella vita reale un uomo nero ricopra il più alto incarico di governo, la Disney pensa che un uomo nero non meriti il titolo di principe». Risultato: tremila commenti al post.
Ma la Disney non recede.

«Tiana è un modello vigoroso per tutti: quello di una ragazza che insegue il sogno americano». E New Orleans è stata scelta solo «perché rappresenta il luogo ideale per una favola nell’età del jazz». Quanto al fidanzato resterà «olivastro», con buona pace dei blogger obamiani.
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