Politici, la fuga da Roma: si guadagna di più in Regione

Una decina di parlamentari pronti a lasciare Roma dopo essere stati eletti nelle assemblee locali. L'onorevole leghista sceglie la Liguria

Politici, la fuga da Roma: 
si guadagna di più in Regione

Casa, dolce casa. C’è tempo fino al 9 maggio per decidere (30 giorni dalla proclamazione), ma sono in tanti - almeno una decina - gli onorevoli eletti alle regionali che sarebbero pronti a lasciare Montecitorio e Palazzo Madama per sedersi nelle comode (e forse più redditizie) poltrone dei consigli regionali.

C’è chi ha qualche legislatura alle spalle e preferisce svernare nel famoso «territorio» forte di un vitalizio assicurato al quale cumulare il reddito da consigliere. C’è chi milita in un partito alle prese con i mugugni da «primo dei non eletti», da assecondare in cambio della promessa di un incarico di responsabilità nelle neonate giunte; ci sono le scelte familiari che si intrecciano con quelle politiche e finanziarie. A pesare di più, come quasi sempre, sarà però la variabile economica.

Proviamo a fare qualche conticino in tasca agli eletti in Parlamento. L’indennità per i deputati è 5.486,58 euro (per i senatori sale a 5.613,59) al netto delle ritenute previdenziali (784,14), assistenziali (526,66), della quota contributiva per l’assegno vitalizio (1.006,51) e della ritenuta fiscale (3.899,75 per i deputati, oltre 4mila per il senatori). A questa va aggiunta la diaria (4.003 euro), i rimborsi viaggio (treno e nave gratis, 3.100 euro l’anno per i viaggi aerei all’estero, 4mila euro per il viaggio casa-aeroporto dei deputati, 16mila euro per i senatori) e i rimborsi per le spese telefoniche (da 3.098 euro a 4.150 euro l’anno), più altri 4.190 euro erogati tramite il gruppo parlamentare di appartenenza a titolo di «rimborso forfettario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori».
Euro più, euro meno, gli onorevoli se ne portano a casa in media 15mila netti al mese. Ma in Piemonte, ad esempio, si guadagna di più: 16.630 netti.

A seguire i consiglieri regionali di Puglia (13.830), Abruzzo (13.359), Lombardia (12.555), Sardegna (11.417), Emilia-Romagna (11.053) e Calabria (11.316), fino alle «povere» regioni autonome Friuli Venezia Giulia (7.766 euro), Trentino Alto Adige (6.614 euro) e Val d’Aosta (6.607 euro). In Liguria, alla fine della scorsa legislatura, c’è stato un taglio consistente, fino a 1.200 euro. Chi abita a Genova dovrà accontentarsi di 7.470 euro netti al mese, che salgono a 8.137 euro per chi vive a La Spezia e Imperia (colpa del rimborso sui km). In apparenza meno dei 15mila euro «romani», ma un potere d’acquisto forse superiore perché sgravato da affitto e spese di rappresentanza. Senza contare la variabile tempo e la possibilità di gestire meglio il famoso «rapporto tra eletto ed elettori» e soprattutto il proprio lavoro, specie se si è un professionista.

Chi va e chi resta? Il presidente veneto Luca Zaia lascerà il dicastero dell’Agricoltura. Per i governatori eletti in Piemonte e Campania, Roberto Cota e Stefano Caldoro, la scelta sarà obbligata dall’incompatibilità sancita dall’articolo 122 della Costituzione. Al loro posto arriveranno a Roma Maurizio Grassano e Vincenzo D’Anna. Già certi dell’addio a Roma i leghisti Andrea Gibelli, in procinto di diventare il numero due di Roberto Formigoni in Lombardia, ed Elena Maccanti, inserita nel listino di Cota assieme al deputato Roberto Rosso. Al loro posto Marco Maggioni e Davide Cavallotto.
Anche Edoardo Rixi, deputato da un mese dopo la morte del sottosegretario leghista Maurizio Balocchi ed eletto al consiglio regionale della Liguria è pronto a lasciare il seggio da deputato al segretario provinciale di La Spezia Giancarlo Di Vizia. Niente Toscana per l’europarlamentare leghista Claudio Morganti, che resta a Bruxelles. In Regione Toscana toccherà a Gian Luca Lazzeri.

La candidata presidente Pdl Monica Faenzi è indecisa: se lascia, per il meccanismo di surroga previsto dalla legge elettorale, il suo posto andrebbe al quarto consigliere della Lega Nord, l’aretino Dario Locci. Nelle sue stesse condizioni la Pdl Anna Maria Bernini, candidata del centrodestra in Emilia Romagna, mentre Sandro Biasotti (Liguria) sembra intenzionato a restare a Roma. Tutte da scoprire le opzioni dei deputati Udc Antonio De Poli (Veneto) Savino Pezzotta (Lombardia), Gianluca Galletti (Emilia-Romagna) e Francesco Bosi (Toscana). A Potenza si sono già pronunciate la senatrice Maria Antezza (Pd) e il capogruppo Idv in Senato, Felice Belisario: la Basilicata non vale Palazzo Madama.



Resta da scoprire che cosa farà la Bonino, sconfitta eccellente: consigliere regionale o vicepresidente del Senato? «Sono una che si occuperà del Lazio: le nostre capacità di invenzione sono molte». Da Palazzo Madama al Consiglio regionale il passo è breve. Al portafoglio l’ardua sentenza.
felice.manti@ilgiornale.it

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica