Politkovskaia, la denuncia dei figli: "Lo Stato copre i veri assassini"

Respinta la richiesta di rinviare gli atti alla procura e riaprire l’inchiesta per unificarla con quella sui mandanti e sull’esecutore dell’assassinio

Politkovskaia, la denuncia dei figli: 
"Lo Stato copre i veri assassini"

Mosca - I figli di Anna Politkovskaia, la giornalista russa uccisa a Mosca nell’ottobre 2006, hanno detto che lo Stato, dimostrando un completo disinteresse nel far luce sui mandanti, di fatto copre gli assassini della loro madre.

Le accuse allo Stato Le accuse di Vera e Ilià giungono dopo che il Tribunale militare di Mosca - all’apertura del nuovo processo - ha respinto la loro richiesta di rinviare gli atti alla procura e di riaprire l’inchiesta, allo scopo di unificarla con quella sui mandanti e sull’esecutore materiale dell’assassinio. Tale decisione "dimostra una sola cosa, e cioè che lo stato non desidera assolutamente far luce su tale delitto", hanno detto i figli della Politkovskaia in una lettera aperta pubblicata oggi con evidenza sulla prima pagina della Novaia Gazieta, il giornale per il quale scriveva la madre. A questo punto, "noi non riteniamo più necessario partecipare a questo show", scrivono i figli della giornalista, secondo i quali l’inchiesta, "è divenuta una farsa".

Il processo continua I due giovani hanno tuttavia sottolineato di voler comunque seguire attentamente le udienze del nuovo processo per "non consentire la speranza di far luce venga seppellita definitivamente". I tre imputati per l’uccisione di Anna Politkovskaia erano stati assolti in un primo processo lo scorso febbraio. A fine giugno tuttavia la Corte suprema aveva annullato tale sentenza per vizi procedurali, ordinando un nuovo processo, che si è aperto il 5 agosto scorso.

I giudici hanno subito respinto una richiesta delle parti civili, appoggiata dall’accusa e dai legali della difesa, di riaprire l’inchiesta sui tre imputati per unirla a quella sui mandanti e sul presunto esecutore materiale dell’omicidio, del quale si conosce il nome me che è latitante.

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